Numeri mai visti (per il Genoa)
Data: 20/09/2008 13.50
Argomento: dalla redazione


 

Preziosi sembrerebbe essere sulle orme di Juan Culiolo: l’ho scritto che non è molto sul “nostro” sito, basandomi però solo su delle sensazioni.
Adesso sono i numeri a dirlo, come di evince osservando la tabella del “Monte Ingaggi” delle squadre di serie A.


 



I numeri saranno anche “freddi”, ma hanno questo di bello: che mettono tutti d’accordo.
In base a questa tabella, sotto riportata, il Genoa risulta essere la sesta squadra in Italia:

Monte Ingaggi in Serie A

Inter 125 milioni lordi
Milan 120
Juventus 115
Roma 65
Fiorentina 37
GENOA 35
Napoli 29
Palermo 27
………………..
……………….
*
Non era mai accaduto, nemmeno lontanamente, dal dopoguerra ad oggi.
E taccio per quanto riguarda l’anteguerra perché non ho dati comparabili a questi, a disposizione.
Sono a conoscenza, però, del fatto che dopo la caduta –peraltro casuale- in serie B nel 1934 e la successiva immediata risalita nel ’35, la Dirigenza del Genoa voleva assolutamente riportare la squadra ai primi posti della
classifica (un po’ quello che è accaduto in questi anni con la Juve, che -ritornata in A- ha cercato subito di riprendere il suo posto ai vertici) e individuò nell’imprenditore Juan Culiolo la persona adatta per farlo.
Culiolo accettò la presidenza, e per tre/quattro anni consecutivi acquistò i migliori giocatori italiani sul mercato, mettendo in piedi un organico in grado di lottare per il titolo.
Prelevò giocatori anche da squadre ambiziose come la Fiorentina, e riuscì nell’impresa eccezionale di aggiudicarsi il fuoriclasse Bertoni, considerato l’erede di Meazza e stella delle Olimpiadi vinte dall’Italia nel 1936, soffiandolo alla Juventus.

Con la ripresa del campionato dopo la fine della seconda guerra mondiale, il Genoa non riuscirà più a stare nell’elite del calcio italiano.
Iniziarono subito per la squadra rossoblu tempi difficili, con bilanci sempre in sofferenza e cronica mancanza di danaro.
Presidenze modeste, se non persino scadenti si susseguirono nei decenni, una dopo l'altra con monotona cadenza.
Addirittura fino alla seconda metà degli anni ’50 la Società non riusciva nemmeno a trovare un presidente e passava da un Consiglio di Gestione all’altro, ivi compresi Comitati di Gestione e Commissari Straordinari, tra
l’indifferenza dei ceti dirigenti della Città.
Nello stesso tempo i tifosi, sempre numerosi, facevano quadrato disposti, come i texani assediati ad Alamo, a vendere cara la pelle, piuttosto che cedere la “Gloriosa Casacca” al ricatto di una “fusione”, ed abbassare per
sempre bandiere che avevano conosciuto gli onori della vittoria su tutti i campi d'Italia.

La parola d’ordine è stata per intere generazioni di tifosi, a cominciare dalla mia nel corso degli anni ‘50: “resistere”.
Ma resistere per cosa?
Il fatto è che c’è sempre stato in tutti i tifosi la convinzione viscerale, tramandata da una generazione all’altra, che prima o poi il Genoa sarebbe tornato grande.
Bisognava resistere quindi –questa la speranza indistruttibile come una fede- fino a quando sarebbe arrivato il presidente predestinato per iniziare la rinascita.
*
Oggi è impossibile fare previsioni e dire se Preziosi sia davvero il presidente che tutti aspettavamo.
Sarà il tempo, come è giusto che sia, a dare la risposta.
Una cosa importante, però, questo presidente l’ha capita da subito.
Che i tifosi del Genoa, per essere stati i veri protagonisti di questi ultimi 60 di presidenze non all’altezza della tradizione rossoblù, si sentono oggi i custodi morali di una leggenda che hanno tenuto in vita con la loro
passione e -come tali- devono essere considerati anche dal presidente della Società.

In attesa di ulteriori conferme, si può comunque dire che nel Genoa, dopo 60 anni di anonimato, qualcosa sta cambiando davvero.
Anzi, è già cambiato. E di tanto.
Essere la sesta squadra in Italia, sia pure non in classifica ma nel "monte ingaggi", è un grande avvenimento, che merita di essere messo nel giusto risalto.
Sta ora agli attori che scendono in campo –allenatore e giocatori- riuscire ad ottenere un piazzamento in classifica adeguato al valore tecnico della squadra.

Ma non bisogna mettere premura a nessuno. A cominciare dal Presidente.
Lasciamo che la natura faccia il suo corso, con i suoi tempi. E ciò che deve crescere, crescerà, e ciò che deve ridimensionarsi, sparirà.
La natura sa cosa deve fare. E ama il Genoa, questo lo so.

Franco Venturelli

 

 







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