''Ferraris: resistere!'' di Nemesis
Data: 30/09/2008 16.16
Argomento: l'opinione


 

Vorrei esprimere alcune opinioni sul problema stadio, chiarendo che sono assolutamente personali e non intendono rappresentare alcuno.

Lo sapevamo, sul Ferraris c’era e c’è una spada di Damocle assai minacciosa: dicono sia multicolore e che emani miasmi petroliferi, ma sarebbe riduttivo fermarsi alla genesi.

Infatti vi si intrecciano anche trame politiche e miraggi affaristici e, in questa Babilonia di interessi, i Genoani rimangono soli a difendere lo scrigno del loro inestimabile tesoro.

 

 

 



Stiamo passando da “il Ferraris non si tocca” a “io speriamo che me la cavo”, perché la scelta del Comune di vendere lo stadio apre scenari misteriosi, anche se obbligherà tutti i soggetti a quel chiarimento finora narcotizzato dalle distrazioni, dalle proroghe e dai rinvii.

Spremo il cervello per scovare idee razionali, ma sono sovrastato dal sentimento.

Le circostanze mi riducono a clonarmi in quel giapponese che vegliò la sua trincea per 30 anni, quando la guerra era ormai un capitolo dei libri di storia.

Eppure non mi arrendo, perché i mercanti nel tempio non sono la bomba atomica e Marassi non è ancora Hiroshima.

Dove piazzeremo la Colonna Infame per maledire chi violerà lo stadio e il suo nome?

Vicino alle casse del Nuovo Outlet Bisagno o fra le villette a schiera del Residence Marassi?

Già Paganini si rivolta fra le macerie di Vico Gattamora, e se potesse articolare ancora le magiche dita  dedicherebbe alla città il più angosciato dei suoi Capricci.

Perché il tempo trita i ricordi e li sminuisce, ma il debito verso il cuore nobile di Luigi Ferraris non va in prescrizione, e in qualche modo il piccone dovrà rispettare quel crogiolo in cui le generazioni rossoblù si saldano l’una all’altra.

Ci siamo: il fantasma che da anni si agita nel cortile della nostra casa, adesso sfonda la porta e ci espropria.

Forse, noi Genoani eravamo troppo assorti nei guai di questi anni per capirlo, e ora che finalmente possiamo respirare senza il massaggio cardiaco… ci fregano lo stadio.

Ma le parole di sdegno non bastano, perché con la canna da pesca gli squali non abboccano, e fra un goal e l’altro di Milito dobbiamo attrezzarci per resistere.

Ammettiamo per un attimo, ma solo per un attimo, che Garrone non abbia mai proposto nulla e gli vada benissimo il Ferraris: il Comune, avrebbe egualmente indetto l’asta?

E la Sindaco Vincenzi, dopo un carpiato che ribaltava le precedenti rassicurazioni pre-elettorali, si sarebbe avventurata nelle futuristiche visioni del 2015?

Probabilmente no, e ritengo che proprio l’iniziativa garroniana sia da considerarsi il piede di porco per squarciare l’intransigenza rossoblù sul tema.

“Datemi una leva e vi solleverò il mondo”… sussurrava il Comune… e ora che qualcuno gliel’ha fornita prepara lo scacco matto in tre mosse, magari per arginare la voragine dell’Ici appena abolita.

Tutto è pronto: le betoniere scaldano i motori e, sistemati i laboriosi dettagli dell’intesa, basterà affidarsi a  “l’uomo che parlava alle ruspe”, e ce n’è più d’uno che attende nella penombra dell’anticamera.

Tutte le possibilità transitano nel crocevia principale, ed è inutile girarci intorno: esiste o non esiste il vincolo secondo cui l’area deve mantenere la destinazione d’uso?

Nel suo primo intervento del 17/9/08, l’Avv. D’Angelo (Reggente della Fondazione) ha illustrato con precisione i pilastri della posizione rossoblu, aggiungendo un particolare significativo:

 

“…non deve dimenticarsi che quando, negli anni trenta del secolo scorso, il Genoa, con poca lungimiranza, cedette al Comune di Genova la proprietà dello stadio, lo fece nella sicura presupposizione della permanente destinazione dello stesso ad ospitare le proprie gare casalinghe. Tanto che lo stadio fu assunto al patrimonio "indisponibile" del Comune. Non mancherebbero, dunque, valide ragioni giuridiche per opporsi all'eventualità che l'area di Marassi sia distolta dalla sua naturale e vincolata destinazione… “.

 

In antitesi, si scopre la perspicacia e l’intuito della delibera di costituzione della Sportingenova:

 

“… dato inoltre atto che i suddetti impianti, seppur iscritti al registro consistenza della Civica Amministrazione quale patrimonio indisponibile, non sono deputati allo svolgimento di "pubblica funzione" e che, pertanto, possono essere iscritti nel medesimo registro quale patrimonio disponibile.. "

E allora? Disponibile o indisponibile? Il vincolo c’è o non c’è?

Il fenomeno calcio, giocato con passione in questa città da Genoa e Sampdoria, davvero non è ascrivibile come “pubblica funzione”? Siamo proprio sicuri di questo?

Perché non bastano le due righe di un decreto per alienare un bene e sovvertire un dato storico, e comunque esistono anche i Giudici e i Tribunali per garantire quei diritti che il tempo non azzera.

E’ plausibile che l’asta indetta dal Comune sia una forzatura per costringere le due società ad esporsi, e se una ha già la soluzione in tasca l’altra, per bocca di Preziosi, dovrà maturare una strategia compiuta, anche se onerosa, o dolorosa, o coraggiosa.

Lo spostamento delle Carceri, assolutamente auspicabile, in realtà produrrebbe solo lo spostamento del problema nel tempo, perché la trafila e il percorso burocratico potrebbero avere la durata di un ergastolo.

L’azionariato popolare è un’illusione, così come i dobloni che la Fondazione non ha.

Sembra complicata anche la via di un accordo fra Genoa e Samp per traslocare insieme, ma nessuna delle due può ignorare l’altra con una scelta unilaterale.

Il Comune può decidere di vendere, ma sa bene che la serie A non si può giocare in Piazzale Kennedy e che, senza i quattrini, uno stadio nuovo resta un progetto vecchio.

Semmai, visto che la gestione del Ferraris è un peso che genera passivo, si ceda lo stadio gratis a Genoa e Samp, con annesso il fardello dei costi annuali ma anche con il bonus degli introiti pubblicitari: un po’ come comprare un Thiago Motta sul mercato, svincolato con il cartellino a zero e oneroso per lo stipendio milionario, ma utile per il gioco che produrrà.

Il periscopio sullo scacchiere conferma che l’accerchiamento è totale ma, superando l’evidenza dei fatti, confido ancora che l’operazione s’inceppi per un imprevedibile granellino di sabbia che blocca l’ingranaggio.

Perché se è vero che i faccendieri sono più spregiudicati, visto che il denaro non ha morale, i politici a volte diventano prudenti, specialmente quando misurano il consenso: sanno bene quanti sono i Genoani, e quale trauma li coglierebbe per l’inopinata amputazione.

Anche perché, ad uno a uno, sono crollati gli alibi escogitati con cura, ed è rimasto solo il movente.

Infatti, il mostro della “sicurezza” è stato domato dalle dichiarazioni degli addetti non di parte, e la colpa di esistere vicino alle case in un quartiere popoloso viene condivisa dalle innumerevoli situazioni simili in altre città.

“… il Ferraris non è mica un patrimonio dell’Unesco… specificava Garrone con grossolana ironia, ma per rispondergli può bastare un Lucio Dalla qualunque: “Attenti al lupo”… “sembrava lui il padrone”.

Anche per questo, se non bastasse il resto, i Genoani devono arginare l’offensiva serrando le fila: alcuni lo chiamano “catenaccio” ed altri “propensione difensiva”, ma può anche bastare una sola parola ripetuta tre volte: “resistere… resistere… resistere!”.

 

Nemesis

 







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