Pomeriggio di una domenica novembrina
Data: 29/11/2008 12.34
Argomento: dalla redazione


 

                                               ...

                                                           no lo sabrán olvidar

                                                           los años, que olvidan todo.

 

 

 

 

Non s’era mai vista tanta folla al Campo del Genoa.

 

La nuova gradinata era fremente d’attesa.

 

Il Genoa aveva compiuto l’acquisto più prestigioso dell’intera sua storia. Era arrivata nella squadra rossoblù la stella del calcio mondiale.

 

 

 



Stabile!

 

Il capocannoniere dei campionati del mondo di pochi mesi prima!

 

Era nel pieno della giovinezza: aveva 24 anni.

 

Alcuni commenti sortiti dall’ancora piccola colonia di giocatori argentini già attestati in Italia avevano contribuito ad infiammare le aspettative dei genoani (“...arriva il castigo dei portieri...”). 

 

Nel viaggio verso Genova, sbarcato a Barcellona, dove era stato accolto dal vice-presidente, cav. Sanguineti, aveva sostenuto un allenamento il giovedì mattina, per sciogliersi dalla lunga traversata, impressionando i giornalisti accorsi per controllo di palla, velocità e tiro.

 

I commenti percorrevano tutta la città. Il battage era enorme.

 

Al suo sbarco alla moderna Stazione Marittima, a Ponte dei Mille, migliaia di persone facevano ressa per poterlo vedere.

 

Si era presentato con un aspetto signorile. Era sorpreso da una tale accoglienza, che non aveva mai conosciuto e lo emozionava.

 

Avrebbe potuto giocare immediatamente? Era sbarcato a Genova da una lunga traversata, appena due giorni prima della gara. Era fuori allenamento. Proveniva dal viaggio di nozze. Non conosceva i compagni e non sapeva l'italiano.

 

Volle giocare subito.

 

Scendeva sul nostro campo il solidissimo Bologna, campione d’Italia di due anni prima, forte della coppia di terzini Gasperi e Monzeglio, secondo in classifica (il Genoa era qualche posto indietro).

 

Doveva lasciargli il posto di centrattacco, forse con qualche rimpianto e invidia, Banchero.

 

Il Genoa aveva organizzato una pubblicità alla grande.

 

La vigilia della partita giravano per Genova gli “uomini-sandwitch”, con appeso al collo un doppio cartello, pendente sul davanti e alla schiena, che annunciava “Stabile contro Bologna”.

 

Era entrato in campo pallidissimo. Qualcuno diceva che non stesse bene. Certamente era molto emozionato. Tutti gli sguardi erano su di lui.

 

La partita era cominciata con un Bologna quadrato e bene in campo. Il Genoa per alcuni tratti subiva il gioco avversario, ma si difendeva benissimo. Stabile non aveva avuto l’occasione di giocate importanti; anzi per una mezz’ora quasi non aveva toccato palloni. Un tiro alto, un colpo di testa. Il Genoa attaccava verso Nord.

 

Poi, improvviso, il fulmine.

 

Banchero di testa invia una palla in avanti che va in una zona morta. Un pallone apparentemente perduto, ingiocabile.

 

Stabile parte di scatto, vi piomba fulmineo, il pallone fa corpo unico con i suoi piedi rapidissimi. Affronta in velocità i due terzini avversari e nell’anticiparli  piega la corsa alquanto a sinistra. In piena velocità, senza modificare il passo, senza preavviso, scocca di sinistro un tiro secco in diagonale alta, imparabile. Tutto, più veloce della parola.

 

L’urlo di entusuasmo della gradinata non fu immediato. Prima che esplodesse, ci fu un attimo di silenzio sbalordito. Troppo subitanea era stata la folgorazione.

 

Poi le scene di entusiasmo non ebbero limite.

 

Ho raccontato uno dei momenti epici della storia del Genoa, indimenticabile nelle persone che l’hanno vissuto.

 

Il resto della partita quasi perse di interesse, per gli spettatori!

 

Gli altri due pregevoli gol segnati da Stabile nel secondo tempo, in modo affatto diverso, non poterono sommergere l’emozione di quel primo momento unico.

 

Risorgevano i sogni genoani, e c’era, tra gli avversari, chi chiedeva se fosse morale poter capovolgere le sorti di un campionato semplicemente con l’acquisto di un giocatore da un altro torneo.

 

Tutti ormai oggi sappiamo quanto rapidamente sarebbe tramontata quella inimitabile stella, che trovò in Italia prematura fine del suo splendore.

 

 

Vittorio Riccadonna

 







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