Euforia da alta quota
Data: 02/02/2009 08.12
Argomento: il Grifone in campo


GENOA                  1     (st. 43' Criscito)

PALERMO              0

Il Genoa torna alla vittoria al “Ferraris” e consolida la quarta posizione in classifica.

 

La Nord ricorda Spagnolo, la sua tragedia assurda che, purtroppo, non ha insegnato niente. E poi ci si lamenta per questo calcio “blindato”.

 



La giornata inizia con i fiori per “Spagna” e sulla la Nord, oltre ad un tripudio di bandiere, tornano gli striscioni per ricordarlo insieme ad “Edo”.

 

Il ricordo di questi due ragazzi è grandissimo nel cuore della tifoseria, “Ultras” in particolare.

 

Insieme al ricordo ed al rimpianto, la “storia” di Spagna, come ha sempre rimarcato la famiglia, dovrebbe insegnare, in particolare alle teste più “calde”, che il calcio è sport, divertimento, allegria e non una palestra in cui esibire i propri eccessi, se non di peggio.

 

Lungo quella strada d’inciviltà, sono inevitabili cose brutte, anche, purtroppo, tragedie come questa, ma anche come altre che in tutti questi anni hanno macchiato il nostro sport preferito, prima, ma molto di più dopo “Spagna” .

 

Un po’ come per le guerre: queste lezioni della storia non sono ricordate mai abbastanza.

 

Certo i provvedimenti assunti sono imperfetti e colpiscono più chi non ha e non ha mai avuto colpe e ci si lamenta, ma ci si dovrebbe anche chiedere perché si è arrivati a questo calcio “blindato” con tante restrizioni e divieti.

 

Domenica prossima una tifoseria entusiasta come quella del Genoa, pronta ad invadere Roma, per sostenere la sua lanciatissima squadra, non potrà farlo.

 

Non è giusto, ma non è neppure possibile non fare nulla per almeno provare a limitare la folle assurda deriva di tanti, troppi sconsiderati.

 

Il Genoa, dopo la bella prova di S.Siro contro il Milan delle stelle, preso a pallonate nella ripresa (sarà anche un fuoco di paglia come scherza Teocoli, ma comincia a durare…), trova sulla sua strada il difficile ostacolo di un Palermo solido, tenace e ben organizzato.

 

La squadra rossoblu fa da subito la partita e prova a “sbrigare” la pratica sin dal primo tempo.

 

Gasperini, come al solito, sorprende tutti, anche se meno del solito, e schiera dall’inizio VDB sulla fascia e lascia in panca Rossi, Mesto e Modesto.

 

Per il resto i quattro difensori soliti (prima o poi verrà anche il tempo del “papa greco”), ma con licenza di sganciamento per tutti, Criscito in particolare.

 

Il mancino napoletano, ma genovese dall’infanzia, è in forma splendida ed interpreta da par suo sia la fase difensiva, con interventi tempestivi e risolutivi, che quella offensiva colpendo un palo clamoroso nel primo tempo e segnando il gol decisivo quasi allo scadere.

 

Partita, specie nella ripresa, a senso unico, a parte una “zuccata” di Simplicio ben parata da Rubinho, più preciso del solito anche nei rinvii di piede e nei rilanci, quando non può appoggiare ai compagni (Cavani, ben istruito da Ballardini – complimenti Mister-, disturba non poco le nostre ripartenze).

 

Piace il gioco armonico del Genoa e la sua determinazione nel voler far suo il risultato.

 

I ragazzi non si sono montati la testa, anzi si stanno affezionando al quarto posto che difendono con gli artigli, da veri grifoni!

 

Questa posizione, impensabile all’inizio, anziché accrescere le responsabilità da entusiasmo e nuove energie ai ragazzi, come giustamente sottolinea un euforico Gasperini alla fine.

 

La cronaca della partita è presto fatta.

 

Palo di Criscito, traversa di Biava (ancora lui), quasi gol di Milito, che salta tutti, anche Amelia e tira a colpo sicuro, ma incoccia “casualmente” la coscia di Kjaer, biondone danese niente male.

 

Ma dai che ti dai, nel finale il Gasp manda dentro anche il “marine” Olivera, che nei pochi minuti di gioco, non spreca una palla e da peso all’attacco, lasciando, almeno ai meno critici di professione, l’impressione di un giocatore oramai recuperato che, certamente, potrà esserci ancora utile nelle prossime gare.

 

Il Genoa c’è, ci crede, fa sul serio.

 

A questo punto dove potrà arrivare è ancora difficile dirlo.

 

Certo è che ci sono ancora delle potenzialità inespresse come, oltre al già citato Olivera, Palladino, Mesto, Sokratis e lo stesso brillante Modesto delle prime partite.

 

Milito pure, sempre leader ed uomo squadra, oltre che pericolo costante per le difese avversarie, a ben guardare, dopo la malattia, non è ancora tornato al top, anche se ha già lasciato il segno due volte e ieri, come detto c’è andato molto vicino, la classe è classe, ma anche li si può “crescere” ancora.

 

Insomma non presunzione, ma una nuova bella, godibile consapevolezza dei nostri mezzi.

 

I “mostri sacri”, “le majors” del nostro campionato ora ci sembrano più vicini, meno irraggiungibili e riusciamo perfino intravedere qualche loro “crepa”.

 

Dopo l’accenno abbastanza distratto di Mourinho (subito dopo gara con loro), ora quello più convinto di Beckam (sicuramente impressionato dal nostro secondo tempo di mercoledì scorso a S. Siro), che allarga i “posti a tavola” e ne riserva uno anche al Grifo.

 

Sono soddisfazioni come quella di sentire Mimmo “gasato” pronto a partire deciso per Roma per provare a vincere e vedere se, anche la Roma, non avesse qualche “crepa” da allargare.

 

E ieri mancava pure Thiago Motta, dite niente.

 

Milanetto per qualità e quantità ha, però, ripetuto lo splendido secondo tempo con il Milan ed anche l’assenza del campione brasiliano si è sentita di meno.

 

Questo giocatore deve restare, altro che darlo al Torino: questo gruppo non si tocca!

 

Davvero, forse, quella con il Cagliari è stata la miglior partita del Genoa, una squadra dove tutti hanno meritato più della sufficienza e contro un avversario “tosto”.

 

Diciamolo senza remore, né timori e paure strane, retaggi di un tempo che non è lontano, anzi, ma che però ora ci sembra lontanissimo.

 

Allora, dai, godiamoci fino in fondo questa squadra che ci ricorda sempre più quella, indimenticabile, dell’era Bagnoli.

 

Anche lì c’erano un bravissimo allenatore ed un insieme di giocatori di gran livello.

 

In allora si sarebbe potuto, probabilmente, fare di più, ma, forse, non si era supportati da una presidenza e da una società di grande spessore.

 

Oggi ci sono pure quegli ingredienti ed allora è giusto lasciarsi andare e sognare, tanto più che, in fondo, si rischia poco, perché nessuno pretende ad ogni costo la Champion, giù di lì o di più.

 

Tutto quello che arriverà sarà “grasso che cola”.

 

Allora, magari con un po' d'incoscienza ed in allegria, dai proviamo a continuare a stupire, con l’obiettivo di convincere certi snob distratti ed approssimativi che alla fine, probabilmente, dovranno fare i conti anche con noi che, da troppo tempo, siamo i parenti poveri, ma vantando tradizioni che non sono inferiori a quelle di nessuno.

 

Alè!

 

Giancarlo Rabacchi   







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