Il Genoa si ferma a Bologna
Data: 27/04/2009 02.30
Argomento: il Grifone in campo


 

Bologna  F.C.                   2

(15’  Di Vaio, rigore;   24’ I t.  Terzi)

 

Genoa C.F.B.                   0

 

 

Siamo alla fine di aprile. Si parte per tempo, per superare gli Appennini genovesi e imboccare la Via Emilia. Ci aspetta, sul suo terreno, una squadra dai colori rossi e blu che si trova in difficoltà, lotta per salvarsi. Noi siamo forti di una classifica superiore e la partita serve alle nostre ambiziose prospettive. Il campo non le promuove. I nostri avvesari giocano con intensità, ci rifilano due gol e torniamo a Genova sconfitti.

 



Era solo un ricordo. Cosa avete capito? Parlavo di una partita di Serie C: Sambenedettese-Genoa, del 2006 – or sono 3 anni. Per valutare l’oggi, giova ricordarci il quanto recente passato!

 

La coincidenza mi sovviene, mentre entro nello storico turrito stadio del Bologna oggi intitolato a Dall’Ara, attraverso un “servizio” d’ordine diffuso e pignolo. Ho risposto con pazienza alla domanda di cosa avessi nel borsello: ho mostrato con calma la carta per gli appunti, la matita di grafite, la penna biro; poi la taschina del telefono mobile; poi ho aperto quella colle chiavi di casa; quando dalla tasca principale del borsello ho estratto gli occhiali che da quest’anno uso al campo (in serbo avevo ancora altre cose da mostrare) finalmente mi hanno detto di passare, ma di non buttare niente in campo. E’ cosa da dirsi a un genovese? Mi sarei procurato una perdita.

 

Mi trovo infine in gradinata e ancora una volta su questi miei occhiali di vecchio si fermano gocce di pioggia, che ha continuato per tutta la partita. Tra le tifoserie opposte (di fronte, un enorme numero otto per ricordare Bulgarelli), qualche coro di quelli che il Presidente Preziosi disapprova, ma anche applausi dei nostri sostenitori ad Adailton e particolarmente a Di Vaio e un emozionante silenzio assoluto, durato una quota soltanto del minuto dedicato alla memoria di Rotella.

 

Dopo aver permesso al Bologna di dimostrare subito il suo spirito aggressivo, il Genoa comincia a impostare qualche buona azione, ma parte da qui una brutta premonizione. Forse sarà anche per l’erba bagnata, ma perché tante di esse azioni di ampio respiro vengono sprecate con imprendibili palloni sparati troppo in avanti invece che filati al piede del compagno che scatta in corsa? Sono errori di tipo mentale, da scarsa concentrazione, che indispettiscono. Il Genoa sembra quasi attaccare senza attaccare.

 

Infatti la cattiva sensazione si concretizza in meno di un quarto d’ora, poco dopo un tiro favorevole ciccato da Jankovic, forse pressato da un avversario. Di Vaio porta a spasso Rubinho e serve davanti alla porta una palla facile preda di Bocchetti, il quale si espone scioccamente all’entrata di un avversario e, perso il tempo, per salvarsi provoca un calcio di rigore e viene ammonito. Sulla battuta di Di Vaio, Rubinho secondo tradizione si lancia dalla parte sbagliata.

 

Segue un secondo gol preso in una maniera che ricorda una lacuna ripetitiva dell’epoca ante Bocchetti: difesa scoperta sul palo sinistro ai traversoni dalla parte opposta, nella fattispecie su punizione di Adailton (che all’inizio della ripresa ne batterà un’altra direttamente verso l’angolo alto lontano, parata da Rubinho).       

 

Il Genoa si riprenderà, cercherà di ricuperare, avrà occasioni, ma non dà l’impressione di avere molta forza per piegare la tenace opposizione dei tonici rossoblù bolognesi (il Genoa è nella tradizionale seconda divisa, bianca con fascia e con pantaloncini blu). Tra le occasioni citiamo un palo di Palladino (che ha molto agito e molto sbagliato); un dubbio rigore per fallo di mano, negato; un colpo di testa di Milito, su corner, simile a quello di un girone fa; un rigore evidente su Milito non riconosciuto, negli ultimi secondi. Il Bologna mantiene uno schieramento difensivo ma infrequentemente si avvicina anche alla terza segnatura. 

 

Dunque una squadra appannata su tutta la linea. Abbiamo detto delle lacune nella costruzione della manovra e degli errori della difesa. In attacco, aggiungiamo, sui molti palloni manovrati sono mancati gli stoccatori.

 

 

Vittorio Riccadonna

 

 







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