''Quasi mezzo secolo...'' di Franci
Data: 04/05/2009 20.12
Argomento: l'opinione


 

Torno solo per un attimo a fondere la mia gioia con la Vostra perché sento il bisogno di condividere questo momento tanto particolare per me.

Erano 49 anni che aspettavo! Da quella domenica di marzo del 1960, quando vidi il mio ultimo derby. Un devastante, per un bimbo di nove anni, 3-0 per quelli là che mi indusse a chiedere a mio padre di non portarmi mai più a vedere "quella" partita prima di scoppiare a piangere a dirotto. E a rifiutare per tutti gli anni a seguire, sino appunto a ieri sera, di rivedere un altro derby.

 



Venerdì mattina,  mi sono svegliato con un qualcosa di indefinito che partiva dal cuore e mi diceva: "Pier, ma lo vuoi veder vincere un derby prima di morire?". E allora ho deciso. Per una di quelle scelte che mai nella vita potrai rimpiangere e ti ricompensa delle tante - le più - sulle quali invece passi poi ore a chiederti perché l'hai fatto.

La mia vita di genoano ha trovato una soddisfazione, il mio "mal di derby" ha trovato la più dolce e al tempo stesso crudele (per quelli di fronte) seppur non cruenta delle vendette: in quei pochi secondi che hanno suggellato l'inizio della galoppata di Palladino ed il tocco persin troppo signorile e pieno di riguardo di Milito, Q U A R A N T A N O V E anni sono scorsi mondando altrettanti anni di muta e dolorosa sofferenza ogni volta che si ripeteva il rito di questa partita. Nell'istante in cui Palladino ha iniziato a cavalcare con Milito a fianco, loro due soli di fronte a...zero - secondo la splendida espressione del cronista che forse inconsciamente ha coniato la più veritiera delle metafore, il loro essere zero, la loro nullità - ho iniziato a gridare "gol! gol!" perché sapevo che Palladino non si sarebbe fatto ingolosire dalla smania di scrivere il suo nome, a suggello di una prestazione "albo signanda lapillo", nel tabellino dei marcatori, rischiando di ridare a Castellazzi una chanche in cui neppure una delle sagome di fronte ha osato per un attimo sperare, e avrebbe passato la palla. Mi sono goduto la corsa di Palladino metro per metro, anzi, filo d'erba per filo d'erba, perchè per far scorrere nel frattempo quarantanove anni, beh un po' ce ne vuole... E nel momento in cui il tocco di Milito ha depositato la palla in rete, un altro gol, persino il primo gol di allora - un tiro di Mora che passò tra le gambe di Buffon, portiere della Nazionale oltre che nostro - da quell'istante è stato metabolizzato. Il gol-incubo della mia vita di genoano, che da allora mi ha tormentato. E come Milito ha alzato le tre dita in faccia a quelli là, io ho alzato, molto meno signorilmente, il dito medio e l'ho mostrato alla storia del derby con la violenza dell'adulto che vuol fare giustizia per conto di un bimbo di quel gol là...Fottiti, d'ora in avanti...

Aveva pianto quel bimbo, ha pianto questo quasi sessantenne. L'unica cosa che accomunava quei due pianti non erano gli stessi occhi, che poi proprio gli stessi non son più per colpa del tempo, ma il denominatore comune sintetizzato da tre semplici lettere:  GOL. Ma quanto diverso il sapore delle lacrime! Salato, amaro quarantanove anni fa. Dolce come il nettare che Ebe mesceva agli dei questo: perché D.o ieri sera è entrato nella Nord col mio abbonamento  per godersi "un" dio che aveva delegato a rappresentarlo  in campo.

Franci

 

 







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