Con il Genoa in Tirolo e Baviera
Data: 26/07/2009 16.56
Argomento: dalla redazione


 

L’oramai tradizionale vacanza di luglio a Neustift ci ha regalato anche quest’anno tante emozioni.

Come per gli anni scorsi le mattinate sono state dedicate al turismo (e non c’entra Il Genoa e le limitazioni introdotte per assistere agli allenamenti).

Tre gite con mete significative, Dachau ed il Castello di Ludwig, località entrambe in Baviera nei pressi di Monaco e la miniera d’argento di Schwaz in Tirolo, non molto distante da Neustift.

 



Campo di concentramento di Dachau.

A Dachau, che è forse il meno “esplicito” (traspare l’imbarazzo tedesco) dei “musei” di quel tipo, è rimasto poco o niente delle costruzioni originarie, ma anche quel poco è bastato e non è stato difficile “immaginare” e rendersi conto di cosa, quanto e come possa essere accaduto in quel posto dal 1933 al 1945 quando sono arrivati gli americani.

Solo una domanda: perché tanta bestialità?

Non pare il caso di dilungarsi.

Miniera d’argento di Schwaz

Si decide, dopo aver cambiato idea almeno cinque volte (e sarà così per tutto il soggiorno in Tirolo, difficile mettere d’accordo tante teste…), di visitare la più grande miniera dell’epoca del medioevo, chiamata anche la “mamma” tra le miniere del Tirolo.

Il nostro viaggio nelle viscere del terreno (con tanto d’elmetto e impermeabile) parte davanti alla galleria “Sigmund”.

Da qui il trenino della miniera ci ha portato fino a 800 metri di profondità della galleria e poi a scoprire all’interno della miniera il segreto del scintillante argento…

“Buona fortuna!!” - così viene dato il benvenuto agli ospiti all’interno della galleria.

Non so gli altri, ma al sottoscritto quello strano “benvenuto” un po’ ha fatto pensare.

Sarà stato anche un po’ per quello, ma soprattutto la corsa abbastanza sfrenata del trenino nello stretto e buio tunnel con le rotaie, e la cosa, almeno all’inizio, non mi è parso il massimo.

Ed abbiamo pure pagato, mi è venuto da pensare lì per lì.

Sarà stato un caso, ma quasi subito una bimba, credo austriaca, seduta poco dietro il nostro gruppo ha iniziato un pianto disperato e non c’era verso di calmarla (ovviamente nessuno poteva fermare la corsa del trenino).

D’incanto a qualcuno è venuta l’idea di lanciare l’inno del Genoa che abbiamo iniziato a cantare tutti a squarciagola.

Non potete immaginare che effetto sentire risuonare l'inno nelle viscere di quella terra, subito quel triste budello è apparso meno lugubre, è tornato il sorriso a tutti ed anche la bimba tirolese si è calmata.

Potenza del Genoa e dei suoi tifosi.

Non vorrei esagerare e dissuadere altri, la gita merita e passati primi momenti un po’ così la cosa poi si normalizza e tutto diventa veramente interessante.

Arrivati al terminal del trenino si prosegue a piedi, all’inizio in un tunnel abbastanza stretto e non molto alto e si scopre che l’elmetto cui ci avevano dotato, specie agli spilungoni, evita di “rompersi le corna” sul soffitto del tunnel scavato nella roccia, come detto, piuttosto basso.

A questo punto ci si avventura alla scoperta della vita quotidiana degli ben 11.000 minatori del medioevo.

Oltre 500 anni di lavoro nella miniera d’argento di Schwaz ci aspettano.

Filmati con il supporto di specie di telefoni traduttori illustrano e spiegano.

Che vitaccia ragazzi in allora per quei poveri cristi, un po’ per tutto, non ultime le continue infiltrazioni d’acqua che 24 su 24 dovevano essere eliminate con l’uso di sacche di pelle che dal fondo passavano di mano in mano sino agli scarichi soprastanti con il lavoro di migliaia di persone, anche ragazzi.

E’ probabilmente, grazie al buon lavoro degli minatori, che Schwaz è diventata la metropoli centrale dell’Europa dell’argento.

Nel XV secolo Schwaz era noto anche oltre i confini della regione e quindi molti commercianti vennero nella città per comprare l’argento.

Così nel 1510 Schwaz era anche la località più grande dell’Austria dopo Vienna!

Di più grazie alle enormi ricchezze accumulate con la vendita dell’argento di queste miniere (prima della scoperta dell’america quasi il 90% dell’argento mondiale proveniva da qui, dopo l’argento americano a più buon prezzo rovinò l’economia di questi posti) che gli Asburgo hanno conquistato il potere comprando, corrompendo e dotandosi degli armamenti più avanzati.

Interessante scoprire che la storia d’Europa di quei tempi è stata tanto condizionata da una sperduta miniera in un ancora più sperduto paesino del Tirolo.

Dopo circa un’oretta ci riportano fuori e, per non farci mancare niente, ci siamo dedicati ad una discreta un’abbuffata di wunsterl, e dai!

Spero possiate vedere le foto degli ”impavidi” minatori rossoblu, o.k. niente di mitico, ma certo una davvero interessante esperienza.

Castello di Neuschwanstein, il famoso castello dei sogni, uno dei castelli fatti costruire da Ludwig, re di Baviera.

Ludwig è' il più famoso sovrano bavarese, un mito del decadentismo e il più conosciuto, amato e controverso figlio della Baviera.

Nasce il 25 agosto 1845 nel castello di Nymphenburg e, dopo un'adolescenza trascorsa spesso lontano da Monaco nella residenza estiva di Hohenschwangau, sale al trono appena diciottenne nel 1864.

E' uno dei rampolli più in vista delle corti europee: bello, alto un metro e novantuno, slanciato e con due occhi di un azzurro cupo che incantavano tutti.

Ludwig era omosessuale e si rifiutò di sposarsi, già questo lo metteva in un netto e insanabile contrasto con il suo ambiente.

Ma Ludwig era, soprattutto, una figura tragicamente anacronistica che, in fondo, viveva nel secolo sbagliato.

Le figure con cui s’immedesimava spaziavano dai miti germanici fino Luigi XIV, il "re sole" della Francia che visse due secoli prima.

Ludwig soffriva molto della sua incapacità di ambientarsi nella realtà della seconda metà dell'ottocento, un'epoca in cui l'industrializzazione avanzava e i pensieri repubblicani e democratici si diffondevano sempre di più.

Con la dispendiosa costruzione di questi castelli, con uno stile di vita sempre più sregolato, e con un appoggio veramente "reale" al suo amico Wagner, che sfruttava abilmente la debolezza di Ludwig nei suoi confronti, ha accumulato debiti giganteschi e divenne alla fine sempre più imbarazzante per la casa reale della Baviera.

Ludwig, che si voleva godere i suoi castelli in beata solitudine, soffrirebbe parecchio se vedesse oggi i milioni di turisti che, ogni anno, visitano i suoi castelli.

E i visitatori stentano a credere che questi castelli siano stati costruiti appena centocinquant'anni fa, quando c'erano già le ferrovie e le fabbriche, quando la vita politica era già dominata dai parlamenti e da regole sempre più democratiche e sempre meno autocratiche.

Neuschwanstein sembra venuto fuori da una favola medievale.

Per arrivare al castello, reso famoso anche da Walt Disney, diverse opzioni, da un piccolo bus molto economico alla carrozzella con i cavalli, che però si ferma prima dell’ultima ripida rampa da “sciropparsi” a piedi.

Notevole l’organizzazione tedesca con la vendita di biglietti con orari d’ingresso scaglionati in modo da consentire il gustarsi la vista delle splendide dimore reali e del ragguardevole panorama che le circonda senza sgomitare.

Chi c’era già stato si era ben guardato dal raccontare il numero incredibile di scalini da salire e, quindi scendere, che ci aspettavano (avrebbe potuto essere, perché no, anche un discreto allenamento per la squadra), ma senza dubbio ne valeva la pena, anche se i soliti, alla fine, ironizzavano non poco sul fatto che Fussen (la ridente località nei dintorni di Monaco in cui si trova il castello) difficilmente li avrebbe rivisti un’altra volta.

Anche in questo caso il consiglio è, invece, d’andarci, eccome, e non ascoltare le “male lingue”.

Lì un comune mortale può avere davvero l’idea di cosa e come sia una residenza reale.

Pomeriggi e serate dedicate al Genoa


All’arrivo sistemazione in un incantevole dimora (quella di Ludwig, forse, era un po’ meglio, ma quest’anno davvero siamo cascati benissimo) ed incontro con tanti amici e conoscenti e poi la sera festa in piazza per il saluto di benvenuto del ruspante sindaco alla squadra ed ai genovesi arrivati ed in arrivo.

Molti filmati, tutti i gol di Milito… (partenza che credevo di aver metabolizzato meglio), ma poi, dai, vedrai che ce ne saranno altri quest’anno altrettanto belli.

Curiosità ovviamente per tutti i nuovi.

Tante belle facce e, diamine, che fusti, si è davvero fatto un bel pieno di fisicità che, forse, o scorso anno era un po’ carente, certo speriamo ci “diano” anche.

Poi una scappata al Dorf bar, sede del locale Genoa club, la prima sera, invero, abbastanza deserto, non si vedono neppure i giornalisti: come mai?

Ma nei prossimi giorni ci saremmo rifatti …

Primo pomeriggio del giorno successivo al campo e subito una bella “sciacquata”, piaggia a gò gò e tutti via, capita.

Arriva poi la prima amichevole, i primi gol, i primi sfottò (ma Crespo è un po’ in ritardo o no? In ritardo cosa…).

Neustift, come al solito, è molto ospitale, tutti o quasi, oramai, parlano in italiano, certo che reggono a fatica l’invasione dei genoani.

Attese, a volte, un po’ eccessive al ristorante ed in pizzeria.

Ho fameee… si lasciava scappare ad alta voce il buon Mario, la cui pizza tardava ad uscire dal forno, ma il rumore della banda sottostante (assordante) soffocava tutto e si finiva, comunque, in allegria.

Quest’anno alla fine degli allenamenti e prima del loro rientro in albergo non era più consentito il contatto diretto con i giocatori, ma solo attraverso una recinzione, situazione abbastanza antipatica.

Si deve, però, dare atto della grande disponibilità di tutti a rendersi, comunque, disponibili per autografi e foto.

Gasperiniiiii, si gridava da un lato altro del recinto e lui paziente si spostava dall’altra parte.

Criscitoooo, ed anche lui arriva,… posso farti un complimento? Lui certo! Straordinaria la giocata con cui hai colpito la traversa nella prima uscita stagionale, penso quest’anno ne farai parecchi di gol. Lui …speriamo, e via con un grande sorriso.

Dopo la prima amichevole, invasione di campo e poi tutti presso l’ingresso degli spogliatoi la consegna della cravatta che per il secondo anno consecutivo il Genoa Club “Giustizia Rossoblu” regala al Mister.

Mario, noblesse oblige, quale Presidente viene fatto entrare, gli altri dietro le sbarre, il Mister che ride e ringrazia.

Speriamo che funzioni da porta fortuna come la precedente che il Gasp ha sfoggiato in diverse occasioni in trasferta, con la squadra spesso vincitrice.

Le sere successive alla prima al Dorf Bar, con i giornalisti passati al “torchio” sono state stimolanti, anche se le notizie erano, per la verità, pochine.

Tengono banco i “mal di pancia” di Gasperini.

E’ il suo ultimo anno, comincia a prepararsi il terreno.

Quest’anno a giugno non poteva pensare d’essere lasciato libero, ma se la richiesta dovesse arrivare a marzo più difficile per il Prez dire di no.

A me piace la frase del Mister quando lamenta che spesso gli mettono in bocca delle cose.

E’ un uomo intelligente e si rende probabilmente conto che fare i punti dello scorso campionato e ripetere e/o migliorare il piazzamento ottenuto non sarà facile ed allora “frena” ed invita a stare calmi.

Al suo posto non fareste uguale?

Tra l’altro quando si era a Neustift alla squadra mancava ancora qualcosa (che pare stia per arrivare) e, quindi, a maggior ragione…

Le cose belle si sa finiscono presto ed è arrivato il momento dei saluti e, forse, dell’arrivederci.

Tranquilli che quest’anno si è controllato per bene che nessuno facesse benzina alla ERG …

Giancarlo Rabacchi







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