Le cose cambiano
Data: 24/08/2009 12.43
Argomento: dalla redazione


 

Questa citazione del titolo di un noto film di David Mamet mi sembra molto adatta a sintetizzare quel che è accaduto al Genoa.
Perché al Genoa le cose sono cambiate. E un po’ sono cambiato anche io.
Per 60 anni ho vissuto di ultime spiagge, di retrocessioni drammatiche e promozioni episodiche, aggrappato a un giocatore simbolo –quando c’era- che rappresentava l’unica speranza di salvezza.
Verdeal, Boyè, Gren, Abbadie, Meroni, Mascheroni, Pruzzo, ecc. hanno preso di volta in volta nel mio immaginario il posto di una Società che non c’era. E quando venivano venduti, vivevo un piccolo dramma.

 



Da qualche anno a questa parte le cose però sono cambiate.
Il Genoa non ha più bisogno di ultime spiagge, né di giocatori simbolo cui affidare difficili salvezze.
Il motivo? Adesso il Genoa ha una Società ed un gioco di squadra.
La Società fissa gli obiettivi e il gioco di squadra permette di raggiungerli.
I giocatori cambiano, ma non cambia il gioco e di conseguenza non cambiano i risultati. Anzi migliorano.
Avere un efficace gioco di squadra offre vantaggi che nessun giocatore può garantire, per il semplice motivo che il gioco non va fuori forma, non subisce infortuni, né squalifiche, e scende sempre in campo in tutte le partite. A
differenza dei giocatori.
Meglio quindi fidarsi più del gioco che dei giocatori.
In questo senso dicevo che insieme al Genoa sono cambiato anche io, perché adesso so che le fortune della squadra non dipendono più da un singolo giocatore come una volta quando eravamo squadra di bassa serie A o di serie B.

In vista della stagione appena cominciata, per esempio, si contava molto sugli esterni Jankovic e Palladino.
Nel girone di ritorno dello scorso campionato, i due si erano espressi su ottimi livelli.
C’era da aspettarsi quindi che il Genoa di quest’anno avrebbe goduto delle loro prestazioni ad alto livello, e la classifica ne avrebbe beneficiato.
E invece che cosa è accaduto?
Che nessuno dei due è disponibile per un sacco di tempo.
Se le fortune del Genoa fossero dipese esclusivamente da questi due ottimi giocatori adesso saremmo in braghe di tela.
Invece non è così perchè il Genoa ha un gioco che è indipendente dai singoli giocatori.
Chiunque scenda in campo è in grado di dare il suo contributo.
E questo è il grande vantaggio del Genoa.
Ovviamente il gioco riesce tanto meglio quanto migliore è la qualità dei singoli giocatori, questo è scontato, ma il compito di sviluppare le trame di gioco non è affidato a qualcuno in particolare perché tutti sono partecipi.

Certamente questa non è una novità. Molte sono le grandi squadre che nella storia del calcio hanno giocato e giocano in questo modo.
Una in particolare mi è molto cara: è il leggendario River Plate di Pedernera e Labruna per il quale era stato coniato il celebre termine “macchina da gol”, molto usato, dopo di allora, anche in Italia.
Peucelle, uno dei tecnici di quella grande squadra, soleva dire: ”Il River gioca col modulo 1-10, perché tutti i giocatori sanno attaccare e tutti sanno difendere e chi ha la palla nei piedi sa come giocarla”.
Musica –credo- per le orecchie di Gasperini, che vorrebbe forse realizzare col Genoa qualcosa di simile.

Franco Venturelli


 

 







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