OB bloccato sul pareggio
Data: 28/08/2009 11.41
Argomento: il Grifone in campo


 

 

Odense Boldklub                                 1

(47’ i t. Andreasen, di testa su calcio d’angolo)

 

 

Genoa  C.F.C.                                       1

(8’ II t. autorete Christensen, per deviazione di tiro di Criscito)

 

 

 

La partita ha avuto la sua decisione in apertura della ripresa. I bianco-azzurri di Odense, in vantaggio per 1-0, buttarono sul terreno tutta la loro forza atletica e per 5 minuti i genoani furono compressi nella loro metà campo dalle ondate degli avversari, pericolosi per le loro doti di corsa, l’estremo impegno, il sostegno del pubblico di casa, il miraggio del massimo risultato.

 

Il Genoa ebbe qui il grande merito di mantenere la calma e la lucidità dei forti e, superati quei cinque minuti di tempesta, di saper riportare il gioco sul piano dove era superiore, quello del palleggio arioso. 

 

 

 



La nostra squadra ebbe poi la fortuna immediata, in una di queste azioni organizzate negli spazi, che un tiro di Criscito dal vertice sinistro incocciasse nella determinante deviazione di un avversario: portiere in contropiede e palla in porta sul primo palo. Confronto risolto, senza più rimedio per i locali.

 

A tale situazione si era arrivati attraverso un primo tempo senza parate dei portieri. Diverse azioni eleganti del Genoa, con qualche tiro pericoloso ma fuori porta (6’: Figueroa, a sfiorare l’angolo alto; 8’ ancora Figueroa in girata, alquanto trattenuto per un braccio; 38’: Milanetto, a uscire dopo aver toccato la base del paletto...) e altrettante d’impeto dell’Odense, con una serie di calci d’angolo nel finale, nell’ultimo dei quali segnava, proprio in tempo di ricupero. Il pallone era arrivato sul primo palo dove quasi sulla riga Andreasen batté di testa Figueroa e Milanetto che erano lì attestati: la palla entrava scivolando sulla spalla di Figueroa – per quanto ho percepito in modo ininfluente, ma gli spettatori televisivi forse ne sapranno più di me. Comunque, eccoci al riposo con nuove prospettive di battaglia, e come sia andata poi ho già detto.

 

Anche se smorzata nell’entusiasmo, l’offensiva di Odense nel finale di partita ebbe poi ancora buoni spunti, ma non fortunati. Al 37’ Amelia esce a pugno in ritardo ma il colpo di testa va alto; al 46’ un ottimo tiro del bravo N° 8 dell’Odiense esce alto molto vicino al palo; ancora si libera poi il N° 21 a schiacciare di testa ma fuori. Per la qual cosa, finita la partita, dopo che i giocatori in rossoblù (che naturalmente non erano stati poi soltanto a guardare) furono venuti a ricevere i meritati applausi, quando anche i bianco-azzurri dell’Odense, pur meno festanti,  si schierarono a salutare il loro pubblico, ricevettero anch’essi una grande e convinta messe di applausi non solo dai tre quarti dello stadio occupato dai danesi ma anche e forse sopratutto dalla gradinata nostra (eravamo disposti ad applaudire tutti quanti..).

 

La quale gradinata era repleta di genoani correttissimi – l’atmosfera era di amicizia. Soltanto alcuni boati hanno per un po’ del I tempo accompagnato le azioni del negro Djemba-Djemba, autore di entrata troppo impetuosa su Juric, che dovette uscire - non si trattava naturalmente di razzismo, che non alberga nell’animo dei nostri sostenitori.

 

Questo incidente ci porta direttamente all’elogio della terna degli arbitri, per una conduzione di gara sportivamente concepita, per la bellezza del giuoco del calcio.

 

Dal punto di vista tecnico la partita non è stata molto bella, ma, dal punto di vista  sportivo e agonistico, direi, di significato superiore.

 

Lo stadio, bellissimo, con quattro spalti rettilinei, tutti coperti, con perfetta visibilità.

 

 I dintorni piani, distesi, tranquilli.

 

L’organizzazione poliziesca perfetta, direi troppo perfetta, minuziosa all’estremo.

 

Adesso andiamo oltre. Più ardue prove ci attendono.

 

 

 

Vittorio Riccadonna

 

 

P.S. -   Vista la ripresa alla televisione, mi sembra ora che la porta

           dell'Odiense vada giustamente considerata autorete di Figueroa,

           non potendosi dire Amelia fuori causa.

 

 

 







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