Chiediamo i danni?
Data: 05/03/2011 18.41
Argomento: dalla redazione


 

A proposito della polemica di questi ultimi giorni...

 

 



mi permetterei far notare che emergono alcune "semplificazioni", fors'anche "banalizzazioni", che sono abbastanza difficili da condividere.

La prima sarebbe che il 99% dei genoani veda la stessa partita.

Non ne sarei tanto sicuro e ridurrei quel numero davvero alla grande e non è certo una critica, ma solo una constatazione.

La seconda è che al Di Vaio genoano fosse, sistematicamente, chiesto di fare il “terzino”.

Premesso che lo schema preferito dal Gasp era ad una sola punta centrale, dubito ci fosse  qualcuno che in allora avrebbe preferito l’impiego di  Di Vaio al posto di Borriello e l'anno dopo di Milito.

Giustamente qualcuno fa notare per il Di Vaio bolognese che una partita (quella di Torino con la Juve) , pardon una rondine non fa primavera, ma credo che lo stesso discorso vale per il Di Vaio genoano e, se si vuole per  Palacio.

Per il primo, strumentalmente, si cita sempre la partita con il Milan per l'altro quell’esterna con l'Atalanta.

Non credo solo a mio avviso, vero è, invece, che nel calcio moderno tutti i giocatori devono partecipare al collettivo e dare una mano alla squadra.

Troverei, semmai, più pertinente  la tesi dell'amico Vittorio che imputa al Gasp una eccessiva rigidità di schemi, troppo affezionato al suo con la difesa a tre.

Ho sentito, però, dire più volte dal Gasp che con quel modulo aveva ottenuto i suoi migliori risultati e non se la sentiva di cambiarlo.

Difficile dargli torto, non mi sembrerebbe neppure giusto, in via generale, pretendere che un'altro ragioni con la nostra testa.

Più facile e logico, come ha fatto il Prez, cambiare allenatore per provare a sperimentare altre strade.

Personalmente del Gasp ho apprezzato e non poco quelli che per altri erano i suoi maggiori difetti.

Mi piaceva il suo credo di giocare sempre la palla con il compagno più vicino, mai lanci lunghi alla viva il parroco che per lo più non producono niente di buono e mettono solo in difficoltà il proprio attaccante, la preferenza per giocatori, anche difensori, bravi a costruire e che sapessero stare bene in campo e leggere la partita, alla Juric per intenderci.

Forse è stato questo il segreto per cui molti osservatori nazionali hanno per anni esaltato il bel gioco messo in mostra dal Genoa.

Mi piaceva poi quella sua mentalità vincente di voler  scendere in campo per provare a vincere, anche rischiando, ovviamente, ed  andando incontro, a volte a sonore batoste, ma sempre con l'orgoglio di non essere mai condizionati né succubi di nessuno. 

Consideravo un presupposto fondamentale per gli eccellenti risultati che sono poi arrivati quel  suo modo di costruire e mantenere l'armonia nel gruppo, a volte anche con sacrifici dolorosi che magari non tutti capivano.

Ero tra quelli che amavano chiamarlo Gasperson ed avrei voluto che lo diventasse veramente.

Mi piaceva, infatti, quella sua, spesso malcelata, ritrosia per la politica dell’acquisto di giocatori a vagonate, magari a vanvera.

Lui chiedeva, non penso pretendesse, che si seguissero priorità e criteri ben precisi (ricordiamo tutti il famoso …" ma sarà meglio di Milanetto?") mirati a costruire una squadra ben equilibrata e non magari di 11 fenomeni o quasi, ma non assortiti troppo bene.

Sicuramente nelle scelte ha anche commesso errori, ma quello mi sembrerebbe il metodo migliore per costruire  e mantenere nel tempo una buona, magari un'eccellente squadra.

Mi piaceva, infatti, a questo riguardo, il suo poco aziendalistico desiderio d’alzare sempre l'asticella per l'ambizione di ottenere risultati sempre migliori (pro domo sua?).

Temo, meglio penso, sia stato proprio questo suo "difetto", più di altri, la causa principale che lo ha portato in rotta di collisione con il Prez .

Preziosi da buon imprenditore, ama, invece, abbastanza di più le plusvalenze (sempre siano il "mezzo" e non il "fine") e, probabilmente, si sentiva  abbastanza limitato ed infastidito dai frequenti "veti" a comprare e, soprattutto, a vendere di quel suo dipendente che, per giunta, comprendeva  essere tanto amato dalla maggioranza dei tifosi rossoblù.

Adesso si è voltata pagina, si sperimentano nuove strade.

Per quello che mi riguarda non ho prevenzioni di sorta, anzi.

Nessuno su questa terra  è insostituibile, di più non escludo che dopo diversi anni un po' di rinnovamento non possa che dare nuovi stimoli e rinnovati entusiasmi.

Certo che non mi sogno neppure di chiedere danni a chicchessia, tanto meno al Gasp.

Mi tengo stretti i miei bei ricordi restando, invece, riconoscente per il bel periodo che, in primis il Presidente, ma anche Gasperini ci ha regalato stando con noi in questi cinque anni.

Buon week end.

Giancarlo Rabacchi







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