''Nociva frenesia di mercato'' di Pierpaolo Viaggi
Data: 25/02/2012 14.00
Argomento: l'opinione


 

E' stato più volte sottolineato come il Genoa quest'anno, specie in trasferta, si smarrisca. Subìto un gol, manca la reazione; anziché rabbia e furore agonistici, par di assistere alla lettura dei brani evangelici in cui, preso lo schiaffo, si invita a porgere anche l'altra guancia. E finiamo spesso con la faccia gonfia e pesta.

 



Quella carica agonistica che sempre, anche nelle annate meno felici, i giocatori con la casacca rossoblù ed il grifo sul petto hanno saputo profondere per colmare il divario con avversari superiori, facendone uno dei caratteri distintivi del Genoa, quest'anno si è vista ben poche volte. Tempo fa, dopo lunghe ricerche su bancarelle in fiere dell'usato o dell'antiquariato, sono riuscito a trovare la pagina de "Lo Sport Illustrato" che, a firma di Stelvio Galloni, riporta la cronaca di quel Genoa-Torino del dicembre '57 che vide il mio esordio al Ferraris quale giovanissimo tifoso rossoblù. Quella pagina, cara quasi quanto le foto dei miei genitori e "sacra" per ciò che significa, è appesa al muro, incorniciata, a ricordarmi ogni giorno - ve ne fosse bisogno - da dove vengo e perchè ne sono sempre più convinto e fiero. Il titolo che il giornalista ritenne di dare a quella cronaca, "La volontà del Grifone, l'abilità dei granata" riassume e certifica quanto sopra detto.
Io credo che la carenza di questa volontà, di quella carica così tipica del Genoa nel corso della sua Storia, abbia una motivazione. In questa squadra manca l'elemento più indispensabile di un buon portiere, più fondamentale di un capace regista, più necessario di un implacabile centravanti, impossibile da acquistare ancor più del famoso amalgama: manca la "genoanità"! Quella situazione dell'animo che ha indotto molti giocatori, una volta terminata la carriera, ha mettere radici nella nostra città, a diventare genovesi perché ormai divenuti genoani. Nel recente passato c'è sempre stato un discreto numero di giocatori che, per una militanza pluriennale, mostravano di aver fatta loro questa peculiarità e riuscivano a trasfonderla in campo: ora è rimasto solo Rossi. E Mesto, ad onor del vero. Il ritorno di Sculli, lo leggo più che altro proprio in tal senso.
La continua rivoluzione semestrale, sia a livello di giocatori sia di chi deve dirigerli dalla panchina, che ormai costituisce un elemento caratteristico (ma qualificante, quanto?) della conduzione societaria, potrà anche fare felici i conduttori delle trasmissioni che non per nulla sbandierano che "è (sempre) calciomercato", ma finisce col creare disagi in campo e fuori. Se si vuole regalare ai figli la maglia col nome del proprio beniamino, conviene adoperare gli adesivi in modo da poter sostituire le lettere dopo qualche mese!
E' inutile cantare allo stadio che si vogliono "undici Grifoni" perché non viene loro dato il tempo sufficiente per diventarlo, Grifoni, prima ancora nell'animo.
Presidente, rifletta un poco anche su questo aspetto. La "genoanità" è la miglior plusvalenza.

 

Pierpaolo Viaggi

 

 







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