... e dà un rimbalzo ... (continuazione)
Data: 25/06/2012 15.08
Argomento: dalla redazione


 

Dicevamo nel pezzo precedente (intitolato Ha toccato terra!) che il tocco a terra della palla, col relativo rimbalzo, poco incide sulle regole del calcio d’oggi, l’unico caso di interesse essendo la “rimessa da parte dell’arbitro”, in seguito alla quale il contatto con la terra vale ripresa del giuoco; ripresa tuttavia lasciata in sospeso nella pratica attraverso quel tempo d’attesa, temo alquanto antiregolamentare, che gli arbitri impongono col doversi passare la palla tra gli avversari, come fosse una palla morta.



In passato invece la rimessa da parte dell’arbitro dava il via ad un breve duello tra i giocatori avversari per impossessarsi del pallone.

 

Se andiamo ancora più addietro nel tempo, molto più addietro davvero, troviamo l’uso, in terra britannica, diffuso e anzi ufficiale fino al 1882, che voleva che nelle rimesse laterali la palla fosse in giuoco soltanto dopo aver toccato terra. La rimessa laterale veniva effettuata in direzione ortogonale alla linea laterale e ci troviamo pertanto davanti ad un altro dei concetti di quel football antico che è sopravissuto del Rugby odierno, cioè il lancio a mano perpendicolare.

 

Abbiamo anche accennato a come nel Rugby la posizione del giocatore influisca nel determinare l’uscita del pallone. Sempre facendo mente a quel football dell’origine, si ricorda un’altra circostanza in cui la posizione di un giocatore influenzava la giocabilità: se un giocatore difendente parava un tiro afferrando la palla con le mani e poi cadeva a terra, doveva lasciare subito la presa. Ancora una analogia col Rugby odierno, in cui un giocatore che cade a terra placcato non può più trattenere il pallone.

 

Tutti quanti abbiamo sperimentato, credo, l’effetto particolare che si ottiene quando si calcia la palla proprio mentre cade sul suolo.  Da giovane dicevamo: terra e pallone. L’indimenticabile Carlin, nelle pagine di Tuttosport, scriveva: di battipronto; si vede che così dicevano nel torinesato. Oggi non si usa più definire questo particolare tecnico, o non esiste più o non interessa più i cronisti. Ma, ancora una volta, lo ritroviamo nel Rugby, dove si chiama drop. Per drop (propriamente sarebbe il lasciar cadere) si intende mollare la palla che si ha in mano e calciarla un istante dopo (mai prima!) che abbia toccato il suolo, superando le difficoltà della particolare  forma del pallone; e questo è l’unico modo di segnare una porta a giuoco vivo.

 

Nel Rugby troviamo un’altra regola che esistette brevemente nel calcio: la meta tecnica, cioè assegnata dall’arbitro se un’azione che faceva presagire che la meta sarebbe stata ottenuta viene interrotta da un fallo volontario. Sarebbe come se nel calcio odierno la parata di mano volontaria di un terzino sulla linea di porta venisse punita non con rigore ed espulsione ma direttamente con l’assegnazione del gol. Questa norma del gol virtuale fece parte del soccer negli anni precedenti il 1891, quando fu inventato il calcio di rigore.

 

Altra intrigante analogia tra il football antico e il Rugby si trova nella difforme, faticosa

e lenta evoluzione che portò infine all’invenzione del calcio d’angolo, nel 1873.

In precedenza tra i molti modi escogitati per riprendere il giuoco dopo che la palla

fosse uscita dalla linea di fondo ci fu il touch-down: la squadra in attacco posava la palla sulla linea laterale ad una distanza di circa 20 metri dall’angolo e calciava una specie di punizione, naturalmente indiretta come tutte. Un certo documento parla di una partita vinta per 2 gol e 4 touchdown.  Non si può non pensare all’analogia della “trasformazione” di una meta nel Rugby. E’ interessante ricordare che in origine l’unico punteggio nelle partite di Rugby era dato dal numero delle porte segnate; le mete non procacciavano punteggio ma davano diritto ad effettuare qualcosa di simile  al touchdown.

 

In linea generale, direi che le norme con cui si è via via ammodernato il calcio mirano a smorzare le occasioni di mischia.

 

Ho una forma di nostalgia per quelle forme antiche che non ho mai potuto vedere all’opera.  

 

Ho anche il sospetto che il giuoco del calcio si sia imbruttito ed abbia bisogno di una nuova registrata, forse in direzione classica.

 

 

 

Vittorio Riccadonna







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