Il senso del gol e l’ombra dal passato
Data: 02/02/2016 22.55
Argomento: dalla redazione




Dobbiamo rendere omaggio al nostro redattore Abbadie che nei pensieri è disceso al fatto tecnico nell’accennare le proprie impressioni su Perotti e ne ha inquadrato con poche parole le caratteristiche di giuocatore. Evviva, un paio di interventi che si staccano dalle tormentose discussioni provocate dal rimpianto per la dipartita di un giuocatore che ci ha affascinato e mantengono l’attenzione appunto sullo spettacolo calcistico, che per noi non può essere secondo.

Abbadie, unico, credo, nel nostro sito, ha rilevato una specie di manchevolezza di Perotti quando, nelle fasi iniziali della ripresa contro Fiorentina, ha appoggiato di petto verso Pavoletti centrale un pallone che gli era pervenuto da libero. Ah, se Pavoletti avesse avuto un poco di maggiore spazio, che splendido, geniale passaggio sarebbe stato! Pavoletti non avrebbe avuto difficoltà a segnare la porta e Perotti sarebbe stato esaltato per l’intelligenza e la generosità.



Ma il fatto resta che lo spazio era a disposizione non di Pavoletti ma di Perotti.

Ci sono episodi che sembrano discendere da casualità, da scarsa prontezza nel valutare la situazione, a volte da un piede non preciso seguace delle intenzioni; ma che invece non sono soltanto casuali, ci rivelano un modo di pensare, cioè la personalità di un giocatore.

A me, domenica, nell’assistere a quel fatto, - vi dico una mia impressione “extrasensoriale”, ma mi è successo veramente ! – in quell’istante per due secondi è apparsa, sul campo e in quell’azione, l’ombra di Sivori.

Lo so, suona un assurdo.

Molti dei nostri lettori neppure ricorderanno chi fu Sivori. Ci sarebbe da parlarne troppo a lungo. Dei tre angeles da la cara sucia era quello che più personificava la sbarazzina irriverenza evocata dal soprannome. Chi lo ricorda comprenderà, per chi di noi è arrivato dopo purtroppo non ci si può spiegare.

Bene, io ho “ visto “ per un attimo Sivori al posto di Perotti che riceveva quel pallone. Ah, certo Sivori non l’avrebbe passato: non l’avrebbe ceduto altrui... Troppo prezioso! L’avrebbe fermato, e poi giuocato di astuzia e precisione viperine.

Perchè questa differenza? Forse perchè Sivori era migliore di quanto sia Perotti? più bravo negli stop?

Può essere, anzi, naturalmente, è; ma non è questa la spiegazione.
La vera differenza non sta nel valore tecnico: è di testa, è mentale.

C'è da sempre, nel calcio, una particolare qualità che si chiama: senso del gol. I giuocatori la posseggono in misura differente e questa capacità li distingue. Alcuni la chiamano, non saprei dire se propriamente, vedere la porta . Forse non si può imparare, diversamente dalla tecnica sul pallone: sembra piuttosto una qualità innata, una forma paticolare di intelligenza. Il fatto è che esistono, e sono sempre esistiti (per attenermi a quella stessa epoca, ruolo, squadra e nazonalità, provo a pronunciare il nome di Recagni, a beneficio di coloroi che ricordano), giocatori non particolarmente bravi nel gioco, non abili ad elevare entusiasmi, neppure molto versati nell’arte del tiro in porta, che tuttavia marcano gol più facilmente di altri giocatori più famosi di loro. Intuizione, senso del tempo, senso del controtempo, la posizione e il momento giusto, senso della sorpresa, prontezza nello scatto breve, astuzia nelle mosse ... eccetera, aggiungete che volete.

Il fatto che Perotti abbia eseguito il passaggio verso Pavoletti non significa per sé uno sbaglio, non si può dire cosa errata; anzi il passaggio era preciso; ma ha esattamente funzione di denotare questo limite e dà la spiegazione per cui Perotti in generale segna poco, non sente la porta. Per conseguenza anche il suo modo di calciare (tiri, centri) ne resta come frenato e a volte ci dà la falsa sensazione di una lacuna tecnica.

Ma voi amici lettori non pensate che queste mie argomentazioni fantasiose e poco serie vogliano avere una qualche pur minima influenza sulle altre discussioni fiorite intorno a Perotti, oppure vogliano costituire un commento sulle decisioni della società di carattere tecnico. Nulla di questo.
Ho scritto queste righe soltanto per amore dei miei ricordi di veccho e per dire: grazie, Venturelli.



Vittorio Riccadonna .







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