Addio, Scevcenko
Data: 15/01/2022 20.53
Argomento: dalla redazione



Indirizziamo questo saluto con un senso di mestizia. Ricorderemo in Andrea Scevcenco una persona dolce, misurata, seria, dignitosa, modesta – oltre che dal passato glorioso e dal cognome intraducibile.



Gli era stato chiesto un compito nuovo per lui. Non è stato fortunato per le contingenze e non ha avuto tempo per assuefarsi.
Ci domandiamo i motivi della durezza dei dirigenti del Genoa.
Lo avevano scelto come alfiere della bandiera rossoblù e non credevo prevedibile che lo esonerassero proprio ora che la squadra sta acquisendo una nuova e più efficace formazione in campo e che si prevedono sicuri miglioramenti, già delineati a Milano nella partita di Coppa. Sotto questo aspetto, un tempo d’attesa era possibile, poiché sarebbe riemerso da difficoltà oggettive e di salute.
La rinuncia all’apporto personale e al trascinamento mediatico dati dall’uomo simbolo si accompagna a una notevole perdita economica, presumibilmente, considerando i lauti guadagni già offerti a lui e alla troupe. (Vero che il maggiore esborso effettivo è per il nuovo).
Gli allenatori inoperosi a libro paga aumentano di numero.
Che risposta trovare alla domanda che ci siamo fatta?
Un rovinoso giudizio sulle sue capacità, anche se non ancora del tutto dispiegate? Non so dire. Non voglio dire. Una certa sensazione come di incertezza poteva destarla. Sembrerebbe essere soltanto qui la risposta.
Forse il nuovo futuro allenatore ha meriti e una carriera gloriosi? Io questo non so.
Forse Herr Spors ha voluto un allenatore della propria lingua per una specie di nepotismo nazionale? Non credo proprio. O per facilità di intercomunicazione? Non sarebbe serio.
Mi tornano alla mente di nuovo le parole di Thiago Motta prima del suo licenziamento dal Genoa: qui bisogna cambiare tutto.
Al buio, posso tentare un procedimento mentale.
Può darsi che l’intenzione dei nuovi dirigenti vada propriamente in quella ultima direzione: di importare nel Genoa una metologia di allenamenti e di vita, e anche di strutture tutte, che consuete oramai nella Mittel-Europa e settentrionale sono invece desuete da noi in Italia come in Ucraina.
Dunque, non un giudizio di merito ma l’obiettivo di una rivoluzione di ambiente.
Dico queste cose da perfetto ignorante e consideratele idee personali che uno che non sa e non se ne intende ha immaginato in un momento di insania.


Vittorio Riccadonna





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