Il calcio non può morire di violenza
Data: 03/02/2007 18.37
Argomento: dalla redazione


 

Si è sempre affermato che il calcio è il gioco più bello del mondo e questa affermazione è stata suffragata da un numero senza fine di partite e da una serie incredibile di episodi di gioco e di tifo.

 

Ma quando il calcio si trasforma in un terreno di violenza può diventare il gioco più brutto del mondo, cui porre fine senza esitazioni.

 

 

 



Quanto è successo ieri a Catania si iscrive nel libro nero del calcio e impone a tutti una seria riflessione.

 

Fermare e fermarsi è già stato ed è un severo monito, ma non basta: è necessario intervenire per restituire al calcio quella dignità che una manica di delinquenti vuole cancellargli.

 

La polizia e i carabinieri delle città sedi delle società di calcio hanno da tempo individuato i facinorosi e i malandrini (ma perché dovremmo continuare a chiamarli ancora tifosi?) che attizzano il fuoco e danno il via a questi autentici atti di guerriglia urbana. Si intervenga una buona volta dappertutto, isolando i violenti e mettendoli in condizione di non nuocere agli altri e al calcio.

 

Del resto, la Gran Bretagna (non a caso, culla del calcio) 20 anni fa ha adottato provvedimenti per eliminare gli hooligans dagli stadi e pare esserci riuscita: non si capisce perché il nostro Paese non possa “copiare” la lezione britannica e si affidi –invece- unicamente a provvedimenti tipo il “decreto Pisanu”, i cui effetti negativi possiamo tutti constatare quando al Little Club Genoa non si può bere un bicchiere di birra o quando l’afflusso al campo viene rallentato fino all’inverosimile dalla presenza di assurdi tornelli.

 

Chiediamo alla Federazione, al CONI e al Governo di intervenire con rapidità e decisione, con l’obiettivo che gli stadi tornino ad essere il luogo dove le famiglie si ritrovano a tifare per la propria squadra nel rispetto degli avversari, destinatari degli abituali sfottò, mai di violenza.

 

“La violenza non abita più qui” dev’essere l’imperativo categorico e l’obiettivo da conseguire.

 

Questo è il tempo per riflettere ed agire, per poi ripartire subito: né per SKY, né per il Totocalcio e il Totogol, né per la RAI o Mediaset, ma per le Società che investono, per gli allenatori e i giocatori che esercitano -senza risparmio di energie- la loro professione, per noi tifosi ricchi solo di autentica passione sportiva!

 

Ecco il vero calcio che amiamo e che –lo ripetiamo- una manica di delinquenti ci ha tolto. Ma solo temporaneamente. Perché il gioco più bello del mondo non può morire di violenza.

 

Ciao Filippo Raciti, anche tu nel “terzo anello” della tua squadra del cuore!

 

mario epifani  

 







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