''Bonus e malus'' di Nemesis
Data: 10/09/2008 02.54
Argomento: l'opinione


 

La cosa più normale del mondo è che un Allenatore decida le gerarchie fra i giocatori.

Lui ha la responsabilità e se ne piglia i meriti o le conseguenze.

Egualmente, i tifosi discutono e approvano o criticano limitandosi alle parole che, nonostante gli strali dei militanti (lo dico senza polemica), non incidono sui fatti.

 

 



A me Sculli è simpatico, per l’impegno e la dedizione, e meno male che c’è, ma continuo a pensare che avremmo bisogno di un altro Sculli con i piedi migliori.

Non è giusto classificarlo solo per i goal mancati o gli stop a inseguire, ma più si alza il livello della squadra e più risaltano certe inadeguatezze.

Il punto d’incontro fra le opposte opinioni potrebbe essere una doppia scala di valutazione: la classe e il rendimento.

Il campione eccelle in entrambe, gli altri si arrangiano esaltando la propria qualità peculiare, monca dell’altra.

Dovendo estremizzare, direi che Gasperini predilige i gregari che gli assicurano un profitto concreto, e invece nicchia sugli estrosi che, magari incantano la platea, ma sono meno ligi alla disciplina tattica.

Non mi sembra di aver travisato la realtà e due anni di ottimi risultati confortano le sue scelte.

Tenetevi forte, perché adesso lo nomino.

Figueroa… è il punto di rottura (in tutti i sensi) di questo frastagliato equilibrio perché, SECONDO ME, rappresenta la sintesi fra classe e rendimento.

Nel senso che la classe è indiscutibile e il rendimento è il frutto di quanto l’Allenatore gli ha consentito.

In proporzione alla clessidra che lo centellinava, ha segnato e ha fatto segnare, con gesti sconosciuti ad altri.

Si può scaricare Lucho per apodittica fiducia in Gasperini, ma si può anche legittimamente pensare che si stia prendendo una cantonata.

A parte il fatto che qualche partita ce l’ha fatta vincere proprio Figueroa, non si spiega il fatto che tutti i compagni lo giudichino “il migliore”.

Non si spiegano gli articoli di certi pretoriani che, in 50 righe, ne usano 20 per raccontare i fischi e i malumori che nessuno ha udito.

Non si giustificano le stroncature a prestazioni, nelle partitelle estive, tutt’altro che mediocri e sempre impreziosite da qualche perla particolare (vedi il goal su rovesciata o il portiere dell’AZ dribblato).

Sono inaccettabili i minuti concessi al suo estro, entro i quali deve ribaltare il mondo se no la fiducia scade, neanche fosse uno yogurt.

Non si capisce l’esame perpetuo a cui è sottoposto ogni suo gesto, come se invece gli altri avessero un bonus speciale che abbona loro le cappelle.

E’ insopportabile la leggenda sull’infortunio, perché neanche Enrico Toti avrebbe fatto tanta panchina: Figueroa è guarito, lo dice anche Gasperini, e i dubbi che circolano sono alibi non richiesti di zelanti portaborracce.

Nessuno ha voluto infierire sulla gara di Catania ma, dopo 2 mesi di preparazione, io sono rimasto deluso per come il Genoa si è presentato nell’unica partita che contava davvero; e non è la sconfitta, ma il ritardo della condizione fisica, mentale e tecnica, pure attenuata dai giusti problemi di amalgama.

Eppure, in una tale difficoltà collettiva, Figueroa diventa Calimero e viene considerato l’ultimo dei ritardatari, nemmeno più degno di assolvere il compito ingrato dell’anno scorso, quello di ribaltare il risultato.

E non trovo giusto che Olivera diventi il contrappeso che misura Lucho: Ruben è bravo e merita fiducia, ma è un’altra cosa.

E’ anche inaccettabile il paragone con precedenti sponsorizzazioni della tifoseria che, tra l’altro, non ho mai condiviso.

Barasso e Coppola erano una questione di affetto (esagerato), e semmai addebito al Mister un colpevole ritardo nell’aver segato il portiere: almeno 8 punti persi.

Anche su Rossi andrei cauto: encomiabile capitano, alterna periodi strepitosi a prestazioni mediocri pur rimanendo titolare, ma va bene tutto.

Su Figueroa no, perché la discrezionalità cozza contro un merito oggettivo che raramente abbiamo visto in rossoblù e non sarà dimenticato l’epitaffio con cui è stato emarginato: “me lo sono ritrovato in rosa”.

Per tutti questi motivi, spero che l’Allenatore della mia squadra porti il Genoa alla Stella, ma resto deluso per questa pregiudiziale tecnica e umana che sfiora l’autolesionismo e diffidente verso un’elasticità mentale che contempla se stessa allo specchio.

 

Nemesis

 







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