''Quando l'ipocrisia si ammanta di 'spirito sportivo' '' di Pierpaolo Viaggi
Data: 02/03/2012 23.38
Argomento: l'opinione


 

Si impone subito un'avvertenza, del genere di quelle che precedono le serie trasmesse su FOXCrime: questo intervento contiene considerazioni non adatte a persone troppo sensibili e dotate di "alto spirito sportivo".

 



Uno degli argomenti più dibattuti della settimana sono state le parole di Buffon in relazione al suo comportamento immediatamente successivo alla mancata convalida del gol di Muntari. Intanto, c'è da dire che, dal momento che l'arbitro non ha fischiato la rete, l'azione è proseguita come è logico che sia in simili circostanze. Se qualche anima candida avrebbe preteso - perché allora non si capisce proprio cos'altro si sarebbe chiesto al giocatore - che Buffon fermasse il gioco per dire all'arbitro che la palla era entrata, beh, signori, per il salotto di madame de Condorcet sempre dritto sino in fondo!
"Poteva almeno evitarsi quelle dichiarazioni...", persevera nell'obiettare chi, comunque, la faccenda non riesce proprio a digerirla. Prendo atto che il mondo del calcio, quello giocato intendo, e non quello dei fini dicitori politicanti e mestieranti da careghino (leggasi Nicchi, Petrucci & Co.), per una volta si è schierato pressoché compatto dalla parte del collega.
Perché, signori miei, un conto è fare gli splendidi ammettendo di aver toccato la palla e che quindi è giusta la decisione di concedere l'angolo, ma in una situazione del genere non c'è persona al mondo che si comporterebbe in modo da far convalidare una rete a proprio danno. Il concetto di sportività, in campo, fa leva su ben altri principi che neppure è così facile spiegare. Scusate se devo fare ricorso alla antipatica formula "ai miei tempi" ma non mi riesce di trovare altro modo per inquadrare anche temporalmente i fatti: ai miei
tempi, dunque, se un avversario cadeva a terra infortunato, l'ultimo pensiero che attraversava la mente di chi era in campo, compagni dell'infortunato ed arbitro compresi, era quello si dovesse fermare il gioco. Anzi, si alzavano grida di sprone a tentare di sfruttare il poco tempo che poteva derivare da quel piccolo vantaggio dell'uomo in più. E se un attaccante si involava verso la rete vanamente contrastato dal difensore, il rimbrotto che questi si meritava da compagni ed allenatore era "perchè non l'hai buttato giù?". Cosa del tutto lecita e l'ammonizione, in tali circostanze, era assai rara purché l'intervento falloso fosse stato "onesto", cioè il classico sgambetto e non altro intervento pericoloso per chi lo subiva.
Nel calcio si pretende una sportività "agonistica" - sottolineo il termine onde evitare equivoci - che in altri sport nessuno si sogna di chiedere. Forse che nel tanto decantato (sotto questo aspetto) rugby, l'ovale viene spedito fuori per consentire i soccorsi? Al più possono entrare i medici per prestare soccorso mentre venti metri più in là continuano a darsele come nell'assedio di Gerusalemme! Se un pugile mette in difficoltà l'avversario con i suoi pugni, forse che interrompe l'azione o piuttosto non la intensifica alla ricerca del colpo risolutore? Se un ciclista fora o cade, i compagni di fuga si fermano ad aspettarlo o raddoppiano il ritmo della pedalata per staccarlo definitivamente, specie se è potenzialmente pericoloso in volata o in classifica? E se un fantino cade durante la più importante gara di steeple chase, gli altri tirano le redini e magari lo aiutano a risalire in sella? Se il maratoneta ha una crisi, non ho mai visto gli avversari prenderlo sotto le ascelle e trascinarlo con loro sino al traguardo...Domando se qualcuno ha mai visto uno schermidore rivolgersi al giudice su una stoccata contrastata per ammettere che sì, l'avversario ha toccato una frazione di secondo prima.
E se, e se, e se...L'elenco potrebbe continuare praticamente per ogni disciplina sportiva.
Solo non si capisce - almeno io non ci riesco - perché solo con riferimento al calcio prendono campo queste discussioni e si pretende da chi lo pratica un comportamento che ad altri non viene richiesto. E ci si scandalizza (o forse si fa solo finta?) se un giocatore rifiuta di stare al balletto delle parti all'insegna del bon ton. Son pronto a scommettere che se Buffon avesse detto "certo che ho visto la palla dentro, ma se l'arbitro non ha fischiato mi è sembrato naturale riprendere il gioco..." si sarebbero sprecati gli elogi per la sua onesta ammissione. Magari con la postilla "come era lecito attendersi da un campione come lui!".

Pierpaolo Viaggi








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