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l'opinione''Quando l'ipocrisia si ammanta di 'spirito sportivo' '' di Pierpaolo Viaggi
02/03/2012

 

Si impone subito un'avvertenza, del genere di quelle che precedono le serie trasmesse su FOXCrime: questo intervento contiene considerazioni non adatte a persone troppo sensibili e dotate di "alto spirito sportivo".

 


Uno degli argomenti più dibattuti della settimana sono state le parole di Buffon in relazione al suo comportamento immediatamente successivo alla mancata convalida del gol di Muntari. Intanto, c'è da dire che, dal momento che l'arbitro non ha fischiato la rete, l'azione è proseguita come è logico che sia in simili circostanze. Se qualche anima candida avrebbe preteso - perché allora non si capisce proprio cos'altro si sarebbe chiesto al giocatore - che Buffon fermasse il gioco per dire all'arbitro che la palla era entrata, beh, signori, per il salotto di madame de Condorcet sempre dritto sino in fondo!
"Poteva almeno evitarsi quelle dichiarazioni...", persevera nell'obiettare chi, comunque, la faccenda non riesce proprio a digerirla. Prendo atto che il mondo del calcio, quello giocato intendo, e non quello dei fini dicitori politicanti e mestieranti da careghino (leggasi Nicchi, Petrucci & Co.), per una volta si è schierato pressoché compatto dalla parte del collega.
Perché, signori miei, un conto è fare gli splendidi ammettendo di aver toccato la palla e che quindi è giusta la decisione di concedere l'angolo, ma in una situazione del genere non c'è persona al mondo che si comporterebbe in modo da far convalidare una rete a proprio danno. Il concetto di sportività, in campo, fa leva su ben altri principi che neppure è così facile spiegare. Scusate se devo fare ricorso alla antipatica formula "ai miei tempi" ma non mi riesce di trovare altro modo per inquadrare anche temporalmente i fatti: ai miei
tempi, dunque, se un avversario cadeva a terra infortunato, l'ultimo pensiero che attraversava la mente di chi era in campo, compagni dell'infortunato ed arbitro compresi, era quello si dovesse fermare il gioco. Anzi, si alzavano grida di sprone a tentare di sfruttare il poco tempo che poteva derivare da quel piccolo vantaggio dell'uomo in più. E se un attaccante si involava verso la rete vanamente contrastato dal difensore, il rimbrotto che questi si meritava da compagni ed allenatore era "perchè non l'hai buttato giù?". Cosa del tutto lecita e l'ammonizione, in tali circostanze, era assai rara purché l'intervento falloso fosse stato "onesto", cioè il classico sgambetto e non altro intervento pericoloso per chi lo subiva.
Nel calcio si pretende una sportività "agonistica" - sottolineo il termine onde evitare equivoci - che in altri sport nessuno si sogna di chiedere. Forse che nel tanto decantato (sotto questo aspetto) rugby, l'ovale viene spedito fuori per consentire i soccorsi? Al più possono entrare i medici per prestare soccorso mentre venti metri più in là continuano a darsele come nell'assedio di Gerusalemme! Se un pugile mette in difficoltà l'avversario con i suoi pugni, forse che interrompe l'azione o piuttosto non la intensifica alla ricerca del colpo risolutore? Se un ciclista fora o cade, i compagni di fuga si fermano ad aspettarlo o raddoppiano il ritmo della pedalata per staccarlo definitivamente, specie se è potenzialmente pericoloso in volata o in classifica? E se un fantino cade durante la più importante gara di steeple chase, gli altri tirano le redini e magari lo aiutano a risalire in sella? Se il maratoneta ha una crisi, non ho mai visto gli avversari prenderlo sotto le ascelle e trascinarlo con loro sino al traguardo...Domando se qualcuno ha mai visto uno schermidore rivolgersi al giudice su una stoccata contrastata per ammettere che sì, l'avversario ha toccato una frazione di secondo prima.
E se, e se, e se...L'elenco potrebbe continuare praticamente per ogni disciplina sportiva.
Solo non si capisce - almeno io non ci riesco - perché solo con riferimento al calcio prendono campo queste discussioni e si pretende da chi lo pratica un comportamento che ad altri non viene richiesto. E ci si scandalizza (o forse si fa solo finta?) se un giocatore rifiuta di stare al balletto delle parti all'insegna del bon ton. Son pronto a scommettere che se Buffon avesse detto "certo che ho visto la palla dentro, ma se l'arbitro non ha fischiato mi è sembrato naturale riprendere il gioco..." si sarebbero sprecati gli elogi per la sua onesta ammissione. Magari con la postilla "come era lecito attendersi da un campione come lui!".

Pierpaolo Viaggi




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"''Quando l'ipocrisia si ammanta di 'spirito sportivo' '' di Pierpaolo Viaggi" | 4 commenti
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A proposito di "slealtà"
di Abbadie56 il 04/03/2012 01.04


La grande Inter degli anni '60, una volta andò in Germania a far visita
al Borussia dove giocava un certo Netzer, e ne prese 7 (sette)!!!

Ma presto arrivò la notzia che la partita era da rifare
perchè un giocatore dell'Inter (Bonisegna, se ben ricordo) era stato colpito alla
testa da una lattina scagliata dai tifosi del Borussia

Conoscendo l'Inter  di un certo Allodi (del quale Moggi è stato solo un modesto allievo...)
io non avevo creduto una sola parola. Ero anzi convinto che
si fosse trattato di un inganno perpetrato ai danni dei tedeschi dalle solite
"buone amicizie" che l'Inter di Allodi coltivava non solo in Italia ma anche in Europa.

Polemizzai a lungo con un sacco di gente che pure questioni di nazionalismo
difendeva la squadra nerazzurra, poi come accade sempre, la vita va avanti...

Passa il tempo e un giorno, molti anni dopo, sento Mazzola -e poi lo leggo anche
in suo libro- dichiarare che quel Borussia era una grande squadra, che Netzer era stato
un grande giocatore, e che l'Iner quella sera aveva preso una giostra memorabile. Ma
ci pensò lui a salvare la barracca.
In che modo?

Mentre Boninsegna era a terra e stava recitando una delle tante scene madri nelle quali
erano esperti i giocatori italiani a quei tempi, un tifoso dell'Inter piazzato in prima fila,
lo chiamò e gli diede una lattina di birra. Lui la portò all'arbitro, gli disse che Boninsegna
era stato colpito da quella lattina,  e tutto il resto venne di conseguenza.
La partita venne annullata, con una sentenza che, ridicolizzando la grande impresa tecnica
e sportiva del Borussia, è rimasta tra le più vergognose del dopoguerra.

Questo è uno dei tanto episodi che potrei raccontare, con protagonisti calciatori e squadre
italiane.
Perchè l'ho raccontato?
Per fare un esempio concreto di quella che per me è "slealtà sportiva"
Comportarsi cioè in modo da ingannare l'arbitro.
Che poi in casi come questo raccontato, diventa anche inganno per gli spettaotri
che hanno pagato un biglietto, e quindi truffa contro terzi passibile di denuncia, credo.

Quando invece il giocatore non fa nulla per ingannare l'arbitro, anche se dovesse essere
favorito dalle circostanze, tipo fare un gol in fuori gioco, fare un fallo grave non fischiato, ecc,
per me non deve fare proprio nulla:
Ci sono un arbitro e due segnalinee appositamente per giudicare. E conta solo il loro
giudizio.

Se propio vogliamo parlare di slealtà, parliamo allora di quegli arbitri che a volte danno
l'impressione (....) di pilotare le partite.
Ma di questo i media nazionali non parlano!!!!
Anzi sono sempre pronti ad assicurare che gli arbitri sono in buona fede, per il semplice fatto
che a benefiarne sono sempre le solite note. Così care ai media nazionali, appunto.

abraços

 





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