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il Grifone in campoIl secondo posto s'allontana
25/02/2007

 

 

Piacenza Calcio                    3

(16' Cacìa;  24' p.t. Stamilla;  43' s.t. Nef)

 

Genoa  C.F.C.                        1

(10' s.t. Di Vaio, rigore)

 

 

Un uggioso pomeriggio di pioggia intermittente, di partita televisiva trasmessa da uno stadio deserto, di imprecazioni che si sentono nel semibuio del circolo. Una sconfitta che ci restringe un po' le prospettive più speranzose che nutrivamo.

 

Forse aspetterete una personale spiegazione da me che come voi sono rimasto a Genova, ma allo spettatore televisivo non si addicono pareri trancianti.

 

 


Posso confrontare il misfatto con quegli altri già visti di persona.

 

La partita, giocata sotto la pioggia, in sé può sembrare meramente sfortunata, segnata da errori occasionali che ne hanno alterato l'equilibrio; ma sappiamo, dentro di noi, che la vittoria del Piacenza è venuta da una reale superiorità. 

 

Avremmo potuto avere una svolta favorevole subito all'inizio, se l'arbitro Rocchi da Firenze avesse fischiato un calcio di rigore quando Leon è stato atterrato da un difensore (Nocerino?) con una scivolata in ritardo. 

 

Nella prima fase il Genoa ha un'apparente prevalenza non pericolosa. Più insidiose le risposte del Piacenza, in maggiori spazi. L'equilibrio del risultato si rompe dopo un quarto d'ora. Un pallone, controllato e perso colpevolmente da Crìscito presso il palo, viene traversato e ricentrato sottoporta; Coppola manca il rinvio liberatorio, Rubinho salva in parata, la palla resta lì davanti, Rubinho non s'impone, ancora Crìscito, in elevazione, riesce a rinviare di testa ma come non si dovrebbe mai fare, debolmente verso il centro dell'area, da dove viene calciato in porta con troppa facilità dal centrattacco dei rossi.

 

Pochi minuti dopo Crìscito manca un pallone apparentemente innocuo rilanciato da lontano e Stamilla s'invola a segnare sull'uscita di Rubinho.

 

All'inizio del secondo tempo si vede il Genoa migliore.

 

Al 6' un'ottima azione di Adailton da sinistra sfocia su un centro basso raggiunto da De Rosa davanti all'altro palo: la palla va alta – visto da seduti, sembrava facile.

 

Il Genoa accorcia lo svantaggio per un calcio di rigore assegnato a causa di un traversone intercettato con un braccio da Miglionico, piuttosto venialmente. Di Vaio trasforma con un secco tiro basso.

 

Due minuti dopo, splendido tiro improvviso di Cacìa dal limite dell'area respinto dalla traversa, a portiere battuto. Questo è un signor giocatore.

 

Nel finale su calcio d'angolo Nef troppo libero tira di testa da pochi passi, palla rinviata debolmente, Nef continua a rimanere libero e tra la difesa ferma ancora di testa manda in porta.

 

Gli argomenti di discussione e di preoccupazione non mancano.

 

Diversa l'efficienza delle due squadre. Il Piacenza, molto forte al centro della difesa e con un Cacìa mobile, veloce e pronto tiratore, spesso in grado di dar fastidio da solo alla nostra difesa, ha dato senso di compattezza, sapeva difendersi in blocco e ostruire gli spazi alle nostre manovre. Il Genoa ha comandato spesso il gioco ma con poca incisività e con sbandamenti difensivi. Se dovevano essere due schemi 3-4-3 simili, l'applicazione non è stata la medesima.

 

Con Adailton e Milanetto non del tutto validi, è stata una perdita la sostituzione di Leon, buono per i calci di punizione, che per noi potevano essere una speranza di salvezza. Presumibilmente Gasparini ha privilegiato la ricerca dei meccanismi del gioco, ritenendo insufficiente il lavoro di rientro e di collegamenti di Leon.

 

Si è ripetuta una vicenda già vista: una fase iniziale con prevalenza di attacchi ma  squadra che si fa infilare quasi al primo pericolo. Questa volta però non su contropiede. Non dobbiamo quindi cercare spiegazioni sopratutto nella tattica, ma ragionare sulla disposizione morale dei giocatori.

 

Di Vaio si troverebbe a suo agio in spazi più ampi per poter esplodere la sua velocità e potenza. Lo stretto non è il suo ambiente ideale. Anche Leon, pur molto più bravo nei duelli con la palla sotto controllo, gradisce ampiezze dove slanciarsi. Se questo è vero, ci dobbiamo porre delle domande molto serie sul modo di utilizzare questi due giocatori nuovi di valore e di inserirli nel gioco di squadra. 

 

I giocatori della difesa devono acquistare un morale più volitivo e ritrovare compattezza. Ho dovuto nominare troppe volte Crìscito, che sembrava quasi trattenuto nella sua abituale disinvoltura. Il terreno certo ha sfavorito anche lui, ma le  responsabilità sono gravi.

 

Si intrecciano, quindi, problemi tecnici, tattici e morali. 

 

L'esito infausto ci allontana dalla testa della classifica e data la forza del Napoli dobbiamo considerare con serenità che l'evenienza che ci aspetta siano le qualificazioni di coda del campionato. Dico con serenità, poiché non ci sarebbe davvero da fare drammi se mancassimo il secondo posto; il torneo è molto difficile, di altissimo livello, e la nostra squadra, neopromossa e completamente rifatta, sta percorrendo il suo cammino in modo onorevole e promettente per il futuro. I Genoani più sagaci comprendono certo che una grande squadra non si improvvisa in pochi mesi, ma occorre un paio di stagioni.

 

Bisogna quindi rammendare gli strappi con umiltà e nel modo più costruttivo.

 

Detto questo, il campionato continua, la bandiera non si ammaina, il futuro ci attende, dietro ogni angolo c'è una svolta.

 

Alé Grifo!

 

 

Vittorio Riccadonna

 

 

 

 



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