Come è già capitato altre volte, il Quitz del Quetz, mi dà lo spunto per una riflessione calcistica.

Genoa - Nacional = 0 a 3. La partita era già finita dopo una ventina di minuti.
Poi il Nacional di Montevideo non volle infierire e si limitò a fare accademia. Così dicono le testimonianze di chi c'era.
Come capita al Genoa di Gasperini oggi, contro le grandi squadre anche il Genoa dei tempi d'oro, ironia della sorte, faceva la stessa fine. Partita finita dopo 20 minuti.

Se quel Genoa era la più forte squadra italiana, la partita col Nacional resta come punto di riferimento per far capire l'abissale superiorità del calcio uruguaiano, e di quello sudamericano in generale, rispetto al calcio italiano a quei tempi.

Tra le righe va ricordato che la Juve nel '30 acquistò il vecchio centrale argentino Monti, che aveva già appeso le scarpe al chiodo, e con lui inizierà l'epopea bianconera dei 5 campionati vinti consecutivamente.
E Pozzo lo metterà al centro della difesa della Nazionale italiana.
E dire che in Argentina Monti era orami un ex giocatore....

Anche questo la dice lunga sul livello del calcio italiano in quegli anni.
E ridimensiona la vittoria dei Mondiali del '34 e del '38 ottenuta da parte dell'Italia, visto che l'Uruguay -che era la più forte squadra del mondo- non era presente. E non c'era nemmeno l'Argentina dell'ex Monti che in Italia stava dominando.

E fa capire, infine, che la grande quantità di giocatori sudamericani -uruguagi e argentini soprattutto- importati dalle squadre italiane negli anni '30, non derivava da una manìa collettiva, come da più parti si adombrava, ma da effettiva e netta superiorità di quel calcio rispetto al nostro.

Anche il Genoa pescò molto in Sudamerica, e tra gli uruguagi, due in particolare resteranno nel cuore dei tifosi rossoblù: il grande mediano Figliola negli anni '30, tecnico e grintoso ad un tempo stesso e grande colpitore di testa, e il fuoriclasse Abbadie, che era stato
una delle stelle del Mondiale del '54.

A conferma della sua immensa grandezza, l'Uruguay, che aveva anche vinto in Europa le Olimpiadi del '24 e del '28, tornerà a disputare un Mondiale nel 1950, e vincerà di nuovo, ribadendo un dominio assoluto sul calcio internazionale che andrà dagli anni '20 agli anni '50.

E ai Mondiali del 1954 verrà eliminato solo dopo i "supplementari" dalla grande Ungheria in semifinale, al termine di una partita leggendaria, finita 2 a 2 nei 90' regolamentari.
Partita che io ho visto in tv.
E da quel lontano giorno sono diventato, e resto, un tifoso della Nazionale uruguagia, la leggendaria "Celeste".

In quell'Uruguay del 1954 giocava, nello stesso ruolo, Andrade, nipote di quello che giocava nel Nacional e che aveva vinto i Mondiali del '30. Un fuoriclasse anche lui.

Quando si dice: buon sangue non mente.

Franco Venturelli