Ho 26 anni, sono cresciuto, come la maggior parte di noi a pane e Genoa. Come per molti della mia generazione, l’iter è stato in tribuna con papà dai primi anni '90 fino ai funesti primi anni 2000. Con il liceo poi cresce la voglia di indipendenza, e così finalmente con gli amici si comincia ad andare in Nord. Nel frattempo si cresce, ci sono le varie difficoltà della vita, i primi amori, la scuola e il Genoa e la Nord rimangono una costante in un mondo dove tutto cambia velocemente.
Ricordo le numerosi discussioni in famiglia per poter andare in trasferta e le migliaia di km fatti x seguire i nostri in giro per l’Italia. Con gli anni dell’università ricordo i numerosi lavoretti per potermi pagare le trasferte e le discussioni con la ragazza perché l’andare allo stadio (qualsiasi stadio dove giochi il Genoa da Treviso a Catania) veniva prima di tutto. Ricordo gioie e delusioni, sacrifici spesso mai ripagati da chi scendeva in campo ma nonostante tutto anche la peggior trasferta sarei pronto a rifarla mille volte. Poi, per varie vicissitudini, mi sono allontanato dalla mia amata e odiata città. Da marzo del 2010 ho vissuto in Irlanda e ora vivo a Londra. Il mio futuro è incerto e non so se e quando tornerò a abitare a Genova e ora gli anni dello stadio e delle trasferte sono solo un piacevolissimo ricordo. Il Genoa, ovviamente lo seguo sempre, ma ho imparato a seguirlo da lontano, e non è facile per chi come me, l’eccezione era non andare in trasferta. Ricordo che se non potevo essere presente dove il Grifo scendeva in campo non mi sembrava manco che scendessero in campo le nostre undici maglie. Ora le cose sono diverse, crescendo è vero che cambiano le prospettive, i valori ma andare allo stadio (nonostante le ultime restrizioni abbiano allontanato la gente dagli stadi italiani) rimane un qualcosa di assolutamente bellissimo e irrazionale.
Ma i tempi cambiano, e con loro le abitudini. Ormai sono presente al “Ferraris” solo poche volte l’anno e questo manca come all’estero mancano per noi italiani il caffè e il bidet. Però trovare Genoani a migliaia di km di distanza fa sentire davvero meno soli. E i miei ricordi più belli legati al Genoa in questi ultimi 2 anni sono le serate passate coi ragazzi del Genoa club Dublino. Il Grifo è sempre stato un collante tra le persone, anche persone molto diverse tra loro, e questo effetto “Collante” all’estero si fa sentire ancora di più. I ragazzi del Genoa club Dublino sono una ventina di persone che ormai vivono su da anni, ognuna con le proprie abitudini e con la propria storia. Ma la passione con cui si vive il Grifo durante la partita dal club dalla verde Irlanda è la stessa che c’era e c’è sui gradoni della Nord. Ero li al derby di Boselli, la ricordo come una giornata triste, mi sono sentito davvero lontano da casa e i messaggi che mi arrivavano dai miei amici già allo stadio dal mattino per montare la coreografia, erano una coltellata al cuore. Poi, tra i fiumi di Guinness e con i miei “Fratelli” rossoblù (ebbene si fratelli, perché un Genoano all’estero non è un altro tifoso ma è un tuo fratello perché vive come te questa enorme passione in modo solitario e sa quanto certe volte possa essere triste) ho provato esattamente le stesse cose che ho provato e sempre proverò allo stadio. Ricordo ancora la quantità esorbitante di Guinness bevuta da noi quella sera e i balli sul tavolo da biliardo. Ricordo che il buttafuori, non ha avuto il coraggio di fermare gente così pazza di gioia perché eravamo ubriachi si di Guinness ma soprattutto di Grifo e di emozioni, e ricordo che la distanza che divide Dublino da Genova si era improvvisamente ridotta fino a fondersi in un’unica città e sono sicuro che con noi quella sera c’era qualsiasi Genoano in qualsiasi angolo di mondo.
Matteo Sommariva