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dalla redazioneCalcio infetto (con qualche parallelismo)
15/07/2012

 

Premesso che l’azione della magistratura, quella sportiva compresa, va sostenuta affinché tutto questo marciume che rischia d’affossare il calcio sia duramente colpito, credo, però, che qualche parallelismo vada fatto per denunciare se e quando sembrano esserci ingiustificati ed odiosi pesi e misure differenti.

           

 


Riprendiamo nel titolo una rubrica istituita dalla "rosea"  nella quale senza ritegno e con non poca leggerezza si sono "distinti" di recente per il particolare accanimento dimostrato verso i nostri colori.

Ad un certo punto pareva che il marcio fosse tutto direttamente e/o “ex genoano” e, purtroppo, quello che un tempo era un autorevole giornale sportivo è stato seguito, a volte anche con superficialità ed imbarazzanti (per la loro professionalità) errori ed imprecisioni anche gli altri quotidiano e dalle TV.

Facciamo, a caso, due nomi: Conte e Milanetto.

L'allenatore Conte, indagato a seguito della confessione di un tesserato che avrebbe ascoltato direttamente con le sue orecchie i “maneggi” messi in atto per accomodare due partite, è stato per mesi quasi ignorato da stampa, TV, se non ricordo male, anche dalla stessa magistratura inquirente.

Ora che i nodi, sembra, stiano venendo al pettine, è sponsorizzato, di più, beato lui, osannato, un po' da tutti, tifosi bianconeri, giornali, TV (e qui tanto per gradire occhi di riguardo per la madama: l’indagato  nei titoli è l'ex allenatore del Siena, trascurabile chiedersi attualmente cosa faccia).

A Roma è stato anche acclamato in strada, applaudito ed incoraggiato mentre si accingeva ad entrare nell'ufficio del Procuratore Palazzi da dove se n’è poi uscito garrulo e sorridente: poche storie "ho chiarito tutto, sono sereno, torno a fare quello che so fare bene"  (modestino il ragazzo nevvero?).

Qualcuno ricorderà che quelle furono quasi le stesse parole di Preziosi uscito da un interrogatorio più o meno della stessa natura ai tempi di Genoa - Venezia.

Poi sappiamo tutti come andò a finire.

Certo la giustizia è uguale per tutti, ma per alcuni, sappiamo, è più uguale.

Meglio, quindi, non anticipare niente, figuriamoci poi le sentenze di quella sportiva.

Lasciamo a Conte, ci mancherebbe, le sue categoriche certezze.

Palazzi & Co, però, ora devono decidere se questo Carobbio è attendibile e credibile sempre, oppure no.

Non può esserlo, infatti, solo quando fa comodo per incastrare i "pesci piccoli" (intendiamoci radiazioni per tutto quel marciume) e no quando, invece, la patata diventa un po’ più bollente.

Lascia perplessi il fatto che nessuno abbia ritenuto di fare, pure in questo caso, accostamenti ed approfondimenti anche al mondo delle scommesse.

Qualcuno di quel giro, già che c’era, oltre che alle vicende sportive, non avrà per caso pensato di lucrarci anche po’ sopra con qualche scommessina, no?

Al Carobbio sono già stati concessi non trascurabili sconti per premiare la sua collaborazione, evidentemente considerata valida ed efficace.

Ora cosa facciamo: crediamo alle amenità della presunta lite in tacchi a spillo tra le loro mogli ed ai tanti testimoni che, magari, per pararsi il loro di deretano, negano tutto, anche l'evidenza?

Non è da escludere, infatti, il pericolo che per non poter toccare qualcuno, si finisca per consentire di farla franca anche a tanti altri e grazie all'impunità che, bene o male, continuerà ad essere garantita, il marciume nel calcio non solo non verrà colpito a dovere, ma, purtroppo, potrebbe anche allargarsi.

Parliamo ora ancora un po’ della vicenda Milanetto.

Il nostro ex, a seguito delle confessioni di un altro pentito il Gervasoni, ma attenzione in questo caso, parrebbe non per testimonianza diretta, ma per sentito dire da altri, è finito in carcere, catturato come un malvivente con tanto di TV prenotata per la sua cattura presso il “covo”, pardon la sua abitazione e “sputtanato” un po’ da tutti, TV in particolare lasciato in cella per una decina di gironi e poi, non si sa mai cosa potesse ancora combinare dopo mesi dai "presunti" fatti, gli hanno affibbiato pure, tiè,  un po' di domiciliari.

Chissà, probabilmente, “truccare” una partita in A (in allora del derby non se occupavano ancora) è, evidentemente, più grave di truccarne due in B.

Possibile anche che la differente severità dei giudici potrebbe aver portato a valutare diversamente la gravità di accuse nonostante che:

- quelle nei confronti di Milanetto, fossero desunte da confessioni a rate e per sentito dire ;

- quelle contro il Conte, riferite, invece, a confessioni circostanziate e per conoscenza diretta dei fatti.

Probabilmente abbiamo frainteso, diversamente …

L'autorevole PM di Cremona potrebbe aiutarci a capire qualcosa di più in proposito?

Dica se può (volere non dovrebbe essere un problema vista la sua consuetudine con i giornalisti) qualcosina nel merito, magari regalandoci qualche nuovo esotico aggettivo dopo i "devastanti" e gli "inquietanti" utilizzati per gli scenari che ha dipinto a suon d’interviste.

Incuriosisce non poco, infatti, conoscere come potrebbe lui, severo censore, definire anche questi di scenari, che, come detto in precedenza, si stanno delineando per la vicenda Conte, visto che, oramai, è parecchio esperto della materia a 360 gradi (quella dell’accanimento unidirezionale è, infatti, un’accusa di alcuni che pare abbastanza azzardata). 

Non so, francamente, se Conte e Milanetto (che non conosco personalmente, ma che ricordo solo per le sue belle gesta con i nostri colori) siano innocenti o colpevoli, mi auguro per entrambi che si possano chiarire a fondo i fatti per valutare con serenità e senza preclusioni le loro posizioni.

Quello che, francamente, infastidisce, di più irrita, in una nazione che dovrebbe essere la culla del diritto, è dover costatare come alcuni appaiano, di fatto, quasi intoccabili, altri, invece, trattabili senza alcun minimo riguardo.

Perché mi chiedo, nella mia beata ingenuità, non ci debba essere uguale severità, ma anche uguali tutele e garanzie (anche mediatiche) per entrambi, di più per tutti?

Davvero beata ingenuità…

Giancarlo Rabacchi

 



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"Calcio infetto (con qualche parallelismo)" | 17 commenti
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Stai visualizzando i commenti del giorno 05/10/2012


Sentenza definitiva: poco è mancato che a Conte chiedessero scusa!
di RABAX il 05/10/2012 22.12

dal Fatto Quotidiano del 05/10/2012.

Giustizia sportiva: regna il caos

La notizia è il maxi-sconto sulla squalifica ad Antonio Conte. Il nodo vero, profondo, sta nella gestione del suo caso, che è lo specchio della confusione della giustizia sportiva.

Primo, fondamentale punto: se la procura federale era davvero convinta che Conte avesse riferito a giocatori della sua squadra, il Siena, di combine contro il Novara e l’Albinoleffe, doveva chiederne la condanna per illecito sportivo e non per omessa denuncia. Imputazione (o meglio incolpazione, nel gergo dei giudici del pallone) molto più grave (vale minimo tre anni di squalifica), che però corrispondeva a quella tesi accusatoria, basata sulle accuse del pentito Filippo Carobbio. Optando per l’omessa denuncia, la procura ha dato l’impressione di non credere troppo alla sua tesi. O di non voler calcare la mano.

Poi, dopo la tragicomica trattativa sul patteggiamento, si arrivò ai dieci mesi di squalifica, per due episodi. In appello, la Corte di Giustizia federale aveva cancellato l’imputazione per l’Albinoleffe, confermando però  i dieci mesi di squalifica. Almeno bizzarro. Evitabile, invece, la dichiarazione di uno dei giudici della Corte, Sandulli: “A Conte è andata anche bene”. Della serie: puoi pensarlo, ma è davvero meglio non dirlo. Poi si è arrivati al Tnas. Voci di trattative, spifferi su quattro-cinque mesi di squalifica, e alla fine sei mesi di sconto. Solo a rileggerla, per sommi capi, la storia non fila.

Conte può essere innocente o colpevole, e stabilirlo non pare semplice. Ma quella di un processo con troppe contraddizioni, omissioni o strani calcoli, è una sensazione che confina con la certezza: di una giustizia sportiva da ripensare, totalmente.

Luca De Carolis mi pare colga nel segno ed evidenzi con chiarezza e senza tanti rigiri la realtà abbastanza sconsolante dell giustizia sportiva in Italia.

Non a caso all'inizio della storia ci si chiedeva se Carobbio, considerato credibile per i cosiddetti "pesci piccoli, lo sarebbe stato sempre, anche quando nella rete fossero cascati personaggi di più alto profilo.

La risposta è evidente: qualcuno pensava che sarebbe stato differente?





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