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dalla redazioneInterludio secondo: la critica del portiere
18/10/2013

 

 

Profittiamo ancora una volta della settimana di riposo, per riallacciarci a un secondo argomento assai dibattuto, di recente, nella rubrica dei pensieri in libertà: quello dell’insieme di qualità che deve sostenere il portiere, avendo riconosciuto i nostri scrittori che il saper parare, per un portiere non è tutto.

 

Ecco dunque un nuovo articolo, anzi volevo dire un vecchio articolo, che ... 

 

 

 


... Ecco dunque un nuovo articolo, anzi volevo dire un vecchio articolo, che esprime già all’albore della storia del calcio italiano alcuni concetti ancora attuali, che sfiorano alcuni approfondimenti fatti dai nostri scrittori sul giocatore che una volta aveva sulla schiena il numero 1 e che stimolano la riflessione sui problemi del suo comportamento partendo dal tempo in cui il numero sulla schiena non l’aveva ancora.

 

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                       LA STAMPA SPORTIVA

 

                     Domenica 31 marzo 1907, Anno VI, N° 13, pagine 8, 9

       

                        Il giuoco del “foot-ball”

                                                          ___                   

 

                                     Consigli per un “goal-keper”

 

    Tra le mansioni più difficili che sonvi nel giuoco del foot-ball vi è quella del goal-keeper, ed a mio avviso direi pure che è la più importante. Rari infatti sono i buoni goal-keepers, massime poi in Italia, se si fa eccezione a quei pochissimi, i cui nomi si possono contare sulle prime dita di una mano.

    Quale sia il segreto di un buon goal-keeper non è facile dirlo, ed è per questo ch’io mi servo dei consigli dati da un goal-keeper eccezionale, l’inglese James Ashcroft, il famoso campione del Woolwich Arsenal team, un super-campione, direi quasi, che può giustamente dirsi internazionale.

    In primo luogo per essere un buon goal-keeper bisogna esservi nato, come dicesi da noi, cioé bisogna avervi una certa attitudine, poiché le responsabilità che deve addossarsi non sono poche né, tanto meno, facili. Ed il ... candidato potrà rendersi facilmente ragione della propria capacità, provandosi in qualche partita d’allenamento, e tosto vedrà se vi è tagliato.

    Però l’attitudine naturale non è di alcuna utilità se non accompagnata da doti ben più importanti di questa. Un goal-keeper deve, ad esempio, essere fornito di tutti quei requisiti fisici che son richiesti dal posto che egli occupa. Egli deve poi essere non solo un molto attento osservatore, ma deve bensì pensare velocemente ed agire con maggiore velocità; e sopratutto egli deve essere desideroso di progredire, e se poi sarà indifferente ai colpi impetuosi, egli certo farà buona strada.

    Inoltre il goal-keeper non riuscirà certo a salvare il suo goal se non sarà abilissimo sia nell’uso delle mani che dei piedi.

    L’abilità di fermare e ribattere una palla che sta con grande velocità passando da un lato all’altro delle ali del partito avversario, massimo poi se giunge di fianco, è una delle migliori qualità che possa possedere un goal-keeper. Difatti, quante volte è stato marcato un goal per un calcio o pugno non ben dato dal goal-keeper, massime poi quando questo viene spinto dai forwards avversari! E’ perciò consigliabile ad ogni goal-keeper di fare molto uso del punching-ball, metodo di allenamento che addestra l’occhio e le mani.

    Oltre al pensare con prontezza e all’agire con maggior sveltezza fa d’uopo che il goal-keeper abbia l’abilità, direi così, di anticipare le intenzioni dei suoi avversari, indovinando non solo la direzione da cui dovrebbe venire la palla, ma puranco la maniera in cui essa giunge. E a tal proposito, ecco, infatti, come si esprime l’Ashcroft: << Così altamente importante è questa intelligente divinazione dei movimenti degli avversari, che io credo potrei con ragione ritenerla come il sesto senso del goal-keeper, ed infatti fortunati possono dirsi quei teams che hanno a difesa del loro goal un uomo in cui questo senso sia sviluppato all’ultimo grado >>.  [?]

    Però per riuscire nell’intento di prevedere i movimenti dei propri avversari fa d’uopo fare un rapido ed accurato studio dello stile di ciascun giuocatore e delle sue particolarità individuali. Egli dovrebbe, ad esempio, conoscere quali siano quei giuocatori che diano dei calci alti, quali siano quelli che diano dei calci bassi, quali adoperino il piede destro, quali il piede sinistro; in breve, egli deve essere accorto di ogni movimento non solo del giuoco, ma di ciascun giuocatore >>.

    Naturalmente questa personale conoscenza di ciascun giuocatore s’acquista facilmente con l’esperienza dei loro metodi, ma, nello stesso tempo, è sorprendente come uno possa imparare molto leggendo i resoconti fedeli, dati dai giornali sportivi, degli svolgimenti dei matches e degli appunti su di essi.

    Bisogna inoltre, come già precedentemente ho detto, che il goal-keeper non abbandoni mai coll’occhio la palla; pretendere, però, ciò da un neo giuocatore è volere la perfezione, poiché non è sempre possibile poter seguire nel suo corso la palla, massimamente poi nella melée, che così frequentemente avviene in seguito ad un calcio d’angolo, onde non si può sempre biasimare un goal-keeper che, in questi casi, si lasci passare una palla.

    Tuttavia un goal-keeper dovrebbe cercare di far del suo meglio per seguire sempre attentamente la palla, quando essa si trova nella sua metà di campo. Il perderla di vista, sia pure per un istante, in questo caso può essere causa di un costoso, se pur non fatale, errore. Nessuna scusa può esservi per un goal-keeper colto di sorpresa, solo nel caso anzidetto di una melée, e difatti niente vi è di più umiliante che vedersi entrare nella rete la palla inaspettatamente. Altra questione importantissima per un goal-keeper è quella sull’opportunità più o meno di uscire fuori del proprio goal. Questo è un problema a cui si sono date diverse e disparate soluzioni.

    Secondo l’Ashcroft, però, ognuno dovrebbe fare ciò che la sua mente gli suggerisce, ma qualunque cosa egli faccia, la deve fare con prontezza, giacché qualunque indecisione può essergli fatale.

    Facilmente in tal caso può darsi che uno commetta un errore, ma, se avrà agito con prontezza, avrà la soddisfazione, se pure magra, di dire che ciò che ha cercato di fare era del suo meglio.

    Però un goal-keeper non dovrebbe per nessuna ragione correre incontro ad un avversario che ha assoluta padronanza della palla.

    In questo caso, egli deve attendere che la palla sia buttata innanzi ed allora decidere prontamente quale vantaggio riceverebbe raggiungendo la palla prima del suo avversario, e se questo vantaggio potrebbe giustificargli l’abbandono momentaneo del goal.

    Sangue freddo, pronta decisione ed azione istantanea sono i requisiti necessari.

    Rimane ora a dire del come debba diportarsi un goal-keeper nel caso di un calcio di rigore. Il consiglio che dà l’Ashcroft è di rimanere fermi, giacché saltando or qua or là, come vogliono alcuni, può far che la palla venga a passare proprio dove uno non si trovi. Pare strano nel caso di un penalty quanto paiono lontani i pali del goal a chi ne è alla difesa, e nulla vi è di più sconfortante che il sentire gli urli e gli applausi degli spettatori quando in questi casi venga marcato un goal, giacché è ben doloroso dover difendere un calcio di rigore, dato a causa di un fallo fatto da un compagno.

    Per ultimo l’Ashcroft raccomanda ai goal-keepers un tenor di vita temperato, cosa, d’altronde, che sarebbe necessaria non solo ad essi, ma pur anco ai forwards e a tutti i giuocatori di foot-ball. Ma se io raccomandassi ciò ai giuocatori italiani, essi mi riderebbero in faccia.

 

                                                                            Hector M. Bayon

                                                           del “Naples Foot-ball Club”

 

Napoli, marzo 1907

 

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