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i quaderniIL CASO SARDI - SANTAMARIA (4)
06/12/2015

 

LE DIFESE.

Ciò che dice Vieri Goetzlof

Per sentire anche le giustificazioni del Genoa abbiamo voluto interrogare il battagliero Goetzlof che aveva partecipato pur egli alla seduta. Ma Vieri Goetzlof ha preferito scrivere e noi gli diamo la…parola:

 

 


 

Genova, 11 giugno 1913

Mi permetto rivolgermi a codesto stimato giornale per rendere di pubblica ragione le cause che mi spinsero a dare le dimissioni dalla Presidenza della Federazione Italiana del Giuoco del Calcio.

Non è già la punizione inflitta al Genoa che mi ha indotto a questo passo, ma l’inconsueta precipitazione di una tale misura, l’aver calpestato i sacrosanti diritti della difesa e violato l’art. 8, comma c del Regolamento Organico.

Qui sarà a proposito fare un po’ la cronistoria dell’istruttoria del caso Fresia: venerdì 6 corr. ricevetti un telegramma dal sig. Albertini, che mi pregava di fissargli col Fresia per l’indomani un appuntamento, al quale intervennero anche il sig. Lai e il sottoscritto. Il signor Lai dichiarò che il Fresia in due occasioni gli aveva detto, la prima di passare al Genoa mediante compenso di L. 400, la seconda di L. 350; il Fresia, sotto il vincolo del giuramento, negò di aver mai fatto al signor Lai queste strane confidenze. Congedato il Fresia, udimmo cinque persone, tutti soci della Andrea Doria, eccetto uno, che dichiararono avere il Fresia fatto loro le stesse confidenze, indicando però, si noti bene, a tutti cifre differenti. Lunedì mattina giunse al mio ufficio un telegramma, dicente di pregare Fresia di trovarsi la sera a Torino per giustificarsi, telegramma però che io ricevetti soltanto nel dopopranzo, verso le 15,30, essendo io stato assente in mattinata, fui quindi assolutamente impossibilitato di occuparmi dell’affare Fresia e partii alle 17,40 per Torino.

In seduta federale diedi queste spiegazioni e pregai i colleghi di voler soprassedere sul loro giudizio per sentire in altra seduta il Fresia, i testi e il rappresentante del Genoa, facendo osservare che del resto non vi era alcuna urgenza e che se ne avrebbe potuto parlare con più calma e ponderatezza dopo il match con l’Austria. A ciò il signor Lai obbiettò che questo della sospensiva era un mio artificio, onde istruire il Fresia sulle risposte da dare, dopo udite le accuse, senza calcolare che ciò io avrei potuto comodamente fare nel caso il sabato dopopranzo o la domenica, perché nella seduta del 9 nessun fatto nuovo era emerso. La sospensiva venne respinta e si votò… quel che si votò. Ora domando io, perché questa fretta? Erano forse imminenti i Campionati da desiderare di non doverli prolungare? Se non si voleva far giocare il Fresia in squadra nazionale, bastava escluderlo, data la sua posizione di giocatore sub judice. Nulla quindi giustificava né giustifica questa urgenza tanto più che né il Genoa né il Fresia erano stati avvertiti ufficialmente di tale seduta, l’avviso essendo venuto a me, allora Consigliere federale. Ricordo poi che in un caso precedente, quando si dovette prendere un provvedimento disciplinare contro Leone o Rampini, non ricordo più bene quale fosse dei due, questi fu invitato a presentarsi ad una data seduta, ma non potè intervenire: il giudizio venne rinviato e non venne certo il giocatore condannato in contumacia, malgrado che invece allora si giocassero i campionati e che egli quindi continuasse a giocare, pure essendo sub judice. Il Fresia poi non era stato edotto delle altre cinque cosiddette testimonianze ed era necessario udirlo in merito.

Per queste ragioni, sostengo che vennero calpestati i sacrosanti diritti della difesa e che in questa occasione, senza alcun motivo, si volle derogare dai precedenti, che dovrebbero far legge. Il bello poi si è che, mentre si dichiarava che il Fresia non poteva essere che un mentitore perché negava quanto il sig. Lai affermava, e degno quindi di nessuna fede, gli si credeva invece ciecamente per quanto egli avrebbe dovuto dire  ai testi. Ma dov’è la logica?

L’art. 8, comma c del Regolamento Organico poi chiaramente sancisce che soltanto con la “prova” della colpabilità di un giocatore lo si può condannare, ma qui dov’è la prova? Io ricordo che in una seduta precedente quando si trattò il caso Comte, il sig. Valvassori ebbe a dichiarare che non bastava la dichiarazione di un giocatore di essere pagato, ma che si volevano le prove, perché altrimenti ciò avrebbe dato adito a vendette e a false dichiarazioni; questo era ed è giustissimo, peccato però che la sera del 9 il sig. Valvassori e colleghi non si ricordassero della precedente affermazione. Dunque, così, senza alcuna prova si condanna un giocatore ed una società, basandosi unicamente sulle proprie convinzioni, e violando così apertamente le norme sancite dal Regolamento Organico art. 8, comma c, che sono state per l’appunto stabilite a tutela dei giocatori e delle società da certe convinzioni…

Lascio quindi giudicare ai lettori, a tutto il mondo sportivo, il grave errore in cui è incorsa la Presidenza Federale, errore a cui bisogna assolutamente rimediare, riaprendo l’istruttoria del caso Fresia, udendo il Genoa, il Fresia stesso ed i loro testi e se prove contro il Fresia non risultassero, assolvere tanto il Fresia che il Genoa.

 

Goetzlof aggiungeva il seguente post-scriptum:

 

“Leggo in questo momento il comunicato ufficiale della Federazione a proposito di questo caso e debbo dichiarare essere assolutamente inesatto (per usare una espressione molto blanda) che il signor Albertini avesse stabilito col Fresia un confronto con uno dei testi, inesatto che la Federazione abbia notificato al Genoa l’invito formale per il Fresia di presentarsi dinanzi al Consiglio Federale, inesatto di aver udito le difese del rappresentante del Genoa e ciò per queste ragioni: 1. Il signor Albertini mi aveva pregato alle ore 12,30 di fare il possibile per far trovare il Fresia alle ore 16 ed io promisi di fare il possibile facendo però subito osservare che non potevo garantire niente data l’ora tarda e infatti non vidi il Fresia. 2. La Federazione non ha niente affatto notificato al Genoa ma a me l’invito per il Fresia di trovarsi la sera a Torino; ora io non sono il Genoa, il quale ha un suo indirizzo telegrafico ben noto e quindi la citazione è assolutamente nulla. 3. Io il Rappresentante del Genoa? Io ero allora Consigliere federale, come feci osservare le varie volte, tanto che mi trovai sovente in contrasto col mio Club per tale mia carica. Il Rappresentante del Genoa sarebbe stato nel caso il sig. Oppenheim, come nell’affare Grant”.

 




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