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dalla redazioneIl ''metodo'' Red Bull e Spors
06/04/2023

La Red Bull, da semplice azienda accostata alla bibita che mette le ali, è diventata un conglomerato operante anche in ambito sportivo.
Intriganti il modus operandi e le basi solide su cui poggia questo modello che è entrato a pieno titolo a far parte del calcio che conta in Europa tramite i club Lipsia e Salisburgo, inseriti, però, all’interno di un sistema che via via sta diventando sempre più complesso.


Prendendo due nomi a caso ma non troppo, cos’hanno in comune Erling Haaland e Dayot Upamecano?
Sono due calciatori di altissimo profilo, vero, ma ciò che li accomuna è essere stati parte integrante del “modello Red Bull” e, come loro, anche molti altri calciatori e allenatori.
La Red Bull è una delle bevande più conosciute al mondo, ma l’azienda non è rimasta confinata in questa industria, bensì ha cercato di espandersi, facendo breccia nel mondo dello sport, dalla Formula 1 al calcio.
L’approdo nel mondo del calcio è avvenuto ormai da più decenni, durante un processo di internazionalizzazione che ha portato la Red Bull ad acquistare squadre in giro per il mondo, dal Brasile, al Ghana, alla MLS, al campionato austriaco.
Era una chiara operazione di marketing, specie per quanto riguarda quei mercati dall’infinito potenziale come gli Stati Uniti.
È proprio nella New York Red Bulls, infatti, che Thierry Henry ha chiuso la propria carriera da calciatore ad esempio.
L’arrivo nel campionato austriaco, invece, si rivelerà molto più di una semplice campagna promozionale del brand.
Nel 2005, la Red Bull rifonda l’Austria Salisburgo, cambiandone logo, nome, colori sociali, modus operandi e direzione della storia sportiva del club.
Il progetto aveva un obiettivo cardine: raggiungere dei risultati sportivi di rilievo partendo da pilastri quali il player trading e il talent development.
Nello specifico, la Red Bull dava priorità allo sviluppo di calciatori giovani e staff tecnici, nel contesto di centri sportivi all’avanguardia.
Questo concetto venne estremizzato ancor più nel 2012, con l’arrivo di Ralf Rangnick (che è stato ad un passo dal Milan), con un ruolo di gestione del club, e Roger Smith prima, e Marco Rose poi, come allenatore.
“Largo ai giovani” è il motto che può sintetizzare il nuovo corso del club: gioventù, qualità e pressing divennero presto i pilastri fondamentali del successo del club, che in pochi anni arriverà a vincere la Youth League nel 2017 e in semifinale di Europa League nel 2018.
Nel 2016, proprio il Lipsia, costituito dalla Red Bull nel 2009, approda in Bundesliga, dando vita ad un tandem sportivo, operante con gli stessi principi, con gli stessi obiettivi e sotto la stessa guida.
Da questo momento in poi, il Salisburgo diventerà il braccio destro del club tedesco.
Specificamente, il Salisburgo tutt’oggi fa leva su uno scouting di alto livello per scovare giovani talenti in giro per il mondo a prezzi contenuti. Haaland o Szoboszlai sono alcuni esempi che testimoniano la qualità dell’attività di scouting del club.
Questi calciatori entrano a tutti gli effetti nel mondo Red Bull sfruttandone le strutture e il know-how dello staff e verosimilmente entrano a far parte della prima squadra.
Da qui, alcuni vengono messi sul mercato per portare avanti la strategia di player trading e realizzare le tanto utili plusvalenze, altri vengono girati al Lipsia, come Upamecano o Sabitzer.
Lo stesso Lipsia, ovviamente, resta attivo sul mercato per valorizzare altri giovani, come successo con l’acquisto, tra i tanti, di Konaté nel 2017 e in parte per Schick nel 2019.
Senza dimenticare Mané, Werner, Lainer tutti calciatori che ad un certo punto della loro carriera erano in orbita Red Bull.
Al momento questo modello risulta pressoché unico in giro per il mondo, e si sta rivelando fucina di talenti non solo tra i calciatori, ma anche per quanto riguarda gli staff tecnici.
Basti pensare a Julian Nagelsmann, ex allenatore del Lipsia e attuale del Bayern Monaco, e Marco Rose, ex allenatore del Salisburgo e attuale allenatore del Borussia Dortmund.
Chiaro come il modello Red Bull sia difficilmente replicabile a pieno, perché i tasselli del puzzle da comporre sono tanti e, come al solito, conciliare idee vincenti con risultati vincenti non è scontato.
I 777 Partner ci stanno provando e non a caso hanno anche preso Spors che in quella scuola si è formato.
Chiudo concentrandomi sul General Manager dell'intera galassia sportiva 777, Spors che a Genova comincia a essere finalmente apprezzato come merita, dopo essere stato ingiustamente criticato e a volte anche vilipeso, per esempio con il discorso degli algoritmi.
Ora tutti si rendono conto di come sia stato, invece, bravo sul mercato portando al Genoa giocatori giovani e bravi.
Ne ha, probabilmente, sbagliato solo uno, Yeboah, anche se ai giovani bisogna anche sapere dare tempo e comunque si tratta di un ragazzo che era già entrato nel giro delle nazionali minori e che in non pochi ci auguriamo possa, prima o poi, ancora esplodere.
Conclusione, dopo anni e anni di guida societaria improvvisata, senza mai uno straccio di programmazione, credo sia da confidare che questa nuova proprietà, con questi sistemi di gestione innovativi, porterà il Genoa ad inserirsi in un contesto di assoluto rilievo.
Forza Genoa, sempre

Giancarlo Rabacchi

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